Il conte di Chanteleine: il romanzo anti-rivoluzionario di Verne
Il conte di Chanteleine: il romanzo anti-rivoluzionario di Verne

Il conte di Chanteleine: il romanzo anti-rivoluzionario di Verne

Seppur osannata come la grande rivincita dei popoli oppressi contro le dominazioni assolutiste, la rivoluzione francese fu senz’altro un periodo di estremo caos e gratuita violenza che, dietro lo stendardo delle idee illuministe, fece tremare l’Europa intera. Il motto libertà, uguaglianza e fratellanza venne spesso utilizzato per nascondere feroci violenze non solo contro regnanti e nobili, ma anche contro persone innocenti o contrarie alla nuova politica francese, mandando a gambe all’aria tutta l’ideologia costituzionale quale si erano osannati come suoi difensori quei personaggi politici che si macchiarono anche di sangue innocente.



Tale violenza non si poteva vedere solo nella pubblica piazza come a Parigi, dove luoghi come Place Révolution si bagnarono del sangue di così tante anime sotto la fredda lama della ghigliottina. ma anche in determinate regioni francesi in cui, vista la ancora forte presenza di reazionari, la “giustizia costituzionale” schiantò con violenza il suo pugno duro. Ed una di queste regioni è senza dubbio la Vandea, dove l’omonima contro rivoluzione diede del filo da torcere alla neonata repubblica, pagando il prezzo di molto sangue che non venne versato solo con fucilazioni e ghigliottina, ma anche con soprusi e torture da far accapponare ancora oggi la pelle.

E se ai giorni nostri vogliamo un quadro più ampio su questo particolare capitolo storico, ci viene incontro Jules Verne, che con le sue grandi doti da scrittore ed ideatore di importanti romanzi come “Viaggio al centro della terra” o “Ventimila leghe sotto i mari”, si è persino dato alla letteratura storica ne’ “Il conte di Chanteleine”.

Questo romanzo storico, pubblicato in più parti sulla rivista cattolica “musée des Familles” nel 1864 e ricolmo di personaggi ed eventi realmente accaduti, venne già allora contestato per via del racconto ovviamente anti rivoluzionario. Ciò però non gli impedì di pubblicarlo anche perché in quel periodo al governo della Francia trionfava lo stesso Napoleone III che, con il suo nuovo impero, abbandonava le sue vecchie ideologie carbonare per lasciar posto ad una propaganda più Bonapartista. Per questo Verne poté senz’altro scrivere un romanzo con fonti veritiere e senza esclusione di colpi, mostrando al pubblico alcune delle vicende più terrificanti della guerra in Vandea e la tenacia di quei fedeli alla monarchia che non abbandonarono nemmeno sotto tortura i loro ideali.

Unico nel suo genere rispetto alle altre opere dello scrittore francese, il romanzo racconta il forte legame tra la popolazione contadina vandeana, fervente cattolica, e la nobiltà locale che ne difendeva gli ideali. In questo caso il Conte di Chanteleine, probabilmente ideato dallo scrittore ispirandosi al condottiero bretone Pierre-Suzan Lucas de la Championnière, si metterà al comando della rivolta vandeana e per questo vedrà la sua stessa vita stravolta da nefandezze attuate dai seguaci della repubblica, proprio nel pieno del regime del terrore di Robespierre. Con la bravura della penna, Verne giocò con l’avventura in pieno cappa e spada e con la giusta quantità di dark per mostrare non solo quelli che sono ritenuti gli atti di eroismo dei rivoltosi vandeani, ma anche i metodi che vennero realmente utilizzati contro la popolazione limitrof -seppur limitando un’eccessiva e cruda spiegazione-. Annegamenti di massa con il sistema “Noyades”, invero l’utilizzo di barche che venivano fatte affondare nel pieno della Loira, con tanto di condannati legati e quindi impossibilitati a fuggire. Fucilazioni e ghigliottina, atti seppur violenti forse i più umani, e persino squartamenti. Atti già confermati dallo storico Secher con l’ausilio di documenti riscoperti, si può quindi intuire la veridicità di un romanzo che tutt’oggi merita un’adeguata lettura, constatando quello che fu in definitiva la reazione rivoluzionaria contro gli insorti vandeani: il genocidio di circa 117 mila morti.

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