Un notissimo aneddoto di Mark Twain recita: “E’ molto più facile ingannare la gente, che convincerla di essere stata ingannata”
Il tema della manipolazione mentale è ritornato recentemente molto attuale.
Soprattutto in questa epoca post-pandemica e di nuove emergenze (economiche, belliche e di clima), in cui la concentrazione delle testate giornalistiche e delle reti televisive è sempre più ristretta in poche mani, per cui vengono rispolverati vecchi temi mai del tutto dimenticati: censura e propaganda.
Quello tra censura e propaganda, cioè tra l’arte di nascondere e quella di mostrare, è uno dei principali argomenti della nostra attualità.
Sono argomenti direttamente riconducibili a epoche storiche, come ad esempio i due conflitti mondiali, che nulla dovrebbero avere a che fare con le nostre “democrazie” e i “decenni di pace”.
L’obiettivo è sempre il medesimo, oggi come allora: controllare l’opinione pubblica diffondendo notizie positive, il più delle volte non veritiere, minimizzando le perdite, esaltando le vittorie e alimentando sentimenti di astio e disprezzo verso il nemico.
Abbiamo, oggi come allora, una censura repressiva in cui si arriva ad eliminare, anche fisicamente, il personaggio scomodo al regime.
I casi Assange e Navalny odierni fanno da contraltare al caso Gramsci del primo novecento.
Cos’è quindi cambiato?
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Nulla o quasi, oggi come allora; sono state soltanto un pò più affinate le tecniche.
Ormai è cosa risaputa che, tre mesi prima che tutto cominciasse davvero, qualcuno aveva ipotizzato/programmato la nascita, lo sviluppo e gli esisti di una Pandemia da Coronavirus in tutti i suoi dettagli (il famoso “Evento 201”, organizzato a New York, nell’ottobre 2019, dal Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation)
Da questa crisi, secondo un documento del 2010 intitolato “Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale” redatto Fondazione Rockfeller, dove si descrive alla perfezione la situazione attuale, guerre comprese, dovrà emergere un sistema politico completamente autoritario nel quale non è ammesso il minimo dissenso.
In questo quadro non proprio idilliaco, si innescano alla perfezione i tasselli che servono allo scopo: censura e propaganda.
Padre della propaganda è senza dubbio Joseph Goebbels, politico e giornalista tedesco, fedele braccio destro di Adolf Hitler e uno dei più importanti gerarchi nazisti.
Impostò, all’epoca, un vero e proprio manuale composto da 11 principi da seguire per approntare il sistema:
1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
2. Principio del metodo del contagio.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
3. Principio della trasposizione.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
5. Principio della volgarizzazione.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
6. Principio di orchestrazione.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
7. Principio del continuo rinnovamento.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
8. Principio della verosimiglianza.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.
9. Principio del silenziamento.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
10. Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.
Proviamo a riflettere insieme su ciascun punto, per cercare di capire se corrispondono alle strategie messe in atto ai nostri giorni, almeno nel nostro “Occidente Democratico”
1. Il nemico.
Ai giorni nostri i nemici sono molteplici, ma oggi la figura di Putin li racchiude tutti. E’ il nemico per antonomasia. Il dittatore contro cui rivolgere tutto l’odio alimentato dalla propaganda stessa. Quest’odio si ripercuote, poi, su tutto ciò che è russo: sport (atleti esclusi da tutte le competizioni, comprese le olimpiadi, o invitati a gareggiare senza bandiera e inno) e cultura (annullate mostre e convegni sugli artisti russi, rimossi maestri d’orchestra e annullati concerti di musicisti russi) su tutto, ma anche sull’economia (sanzionati tutti i rapporti commerciali, ma non solo: bloccati i conti esteri di società e cittadini russi, anche se quest’ultimi vivono fuori dalla Russia da decenni perché coniugati con cittadini europei e genitori di cittadini europei)
2. Gli avversari.
Sono tutti già etichettati: i “NoVax”, anche in epoca post pandemica (possono essere comodi per pandemie future), i “Filoputiniani”, gli “antiglobalisti”, i “complottisti”, eccetera.
L’uso di etichette negative è funzionale alla propaganda, anche se non ci sono argomenti oggettivi che possano sostenerla. Vengono usate nei confronti di qualsiasi gruppo antagonista che non condivide le idee del regime.
3. Trasposizione dei difetti.
Loro sono dittature autoritarie, noi l’occidente democratico.
Anche se il globalismo che si vuole instaurare è il quarto totalitarismo, più autoritario e più repressivo di tutti i suoi predecessori. Le imposizioni e le limitazioni durante il periodo pandemico (e quelle future già preannunciate) lo stanno a dimostrare.
4. & 5. Esagerazione e volgarizzazione.
Questi principi vengono oggi applicati attraverso l’uso illimitato dei media (cinema, televisione e giornali) e dei social media (tutti). All’epoca di Goebbels si poteva raggiungere un numero limitato di persone con l’utilizzo dei cine giornali o documentari. Su questi mezzi di informazione/disinformazione, viene poi applicata la censura di argomenti scomodi o contrari alla narrazione che si vuole diffondere.
6. Orchestrazione.
Su questo punto abbiamo un esempio che proviene proprio dai giorni nostri: l’obiettivo della guerra è “la pace”, Inviare armi a un paese in guerra non vuol dire essere combelligeranti.
Si frutta l’ambiguità di alcune parole in modo da evocare nei destinatari un messaggio diverso da quello che effettivamente significano. Il concetto di pace è assai diverso per un capo di governo o un cittadino
7. Rinnovamento.
Nuovi argomenti, nuove distrazioni, (eventi sportivi, scaramucce, eccetera) tutte volte a denigrare l’avversario. Bisogna imporre un tale ritmo che, quando l’avversario dovesse eventualmente rispondere a una obiezione, il pubblico sia già interessato ad altre cose.
8. Verosimiglianza.
L’obiettivo è creare una grande confusione, che la popolazione tenderà a risolvere attraverso la spiegazione più semplice possibile. Vale di più una bugia che non può essere smentita di una verità inverosimile. Ecco che la vittima è stata trasformata in carnefice.
9. Silenziamento.
E’ il tema della censura già esposto al punto 4 & 5
10. Trasfusione.
Per applicare questo principio si è arrivati a riscrivere la storia: ad esempio il carro armato americano che entra nel campo di concentramento di Auschwitz (film Premiato con l’Oscar), oppure si può citare il recente discorso del presidente americano fatto al termine dell’incontro col premier giapponese, dove, secondo costui “…durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti e il Giappone hanno combattuto per valori comuni”.
11. Unanimità.
Opinioni condivise, opinioni diffuse, naturalmente diffuse dai media, loro si unanimi nel senso che sono un unico megafono di diffusione della propaganda.
In questo modo si crea una falsa impressione di unanimità e a quel punto il desiderio istintivo di appartenere a un gruppo completerà l’opera innescata dal principio di unanimità.
Naturalmente io ho proposto questo giochino analizzando i “principi di Goebbels” con la visuale del mondo che mi è più immediata, quella occidentale. Chiunque però può analizzarli secondo la propria, in qualsiasi parte del mondo si trovi o viva.
Quella che ho esposto è clamorosa perché va contro tutti i principi e i valori che sono stati sbandierati a partire proprio dalla morte di Goebbels e suoi camerati.
Non tutti però sono morti.
Non è forse un caso che il braccio destro del Führer morì suicida il primo maggio 1945, e il 20 giugno del 1945 il segretario di Stato americano firmò l’ordine che autorizzava il trasferimento negli Stati Uniti di Wernher von Braun, il più importante tra gli scienziati nazisti impiegati nello sviluppo delle “superarmi segrete” con cui Hitler aveva sperato di rovesciare l’esito della guerra.
Ma von Braun non era solo. A partire dal giugno del 1945, gli Stati Uniti reclutarono più di 1.600 tecnici e scienziati tedeschi in quella che sarebbe stata chiamata “Operazione Paperclip”, una campagna segreta per ingaggiare le migliori menti scientifiche della Germania e metterle al servizio dell’industria militare americana.
Non solo scienziati, però.
Ad esempio:
Adolf Heusinger, capo di stato maggiore del Terzo Reich nel 1944, divenne una spia per conto della CIA, fino ad assumere la presidenza del Comitato Militare della NATO, la carica più alta nell’organizzazione fino al 1964.
Hans Speidel, ex luogotenente generale nazista e il capo di stato maggiore di uno dei più importanti marescialli di campo, Erwin Rommel. Fu Nominato comandante supremo delle forze di terra alleate della NATO nell’Europa centrale tra il 1957 e il 1963.
Johannes Steinhoff, uno dei piloti più audaci dell’aviazione militare nazista (176 aerei nemici abbattuti in 993 missioni), è stato capo di Stato maggiore e comandante delle forze aeree alleate dell’Europa centrale (1965-1966), capo di Stato maggiore della Luftwaffe Bundeswehr (1966-1970) e successivamente presidente del Comitato militare della NATO (1971-1974).
Questi sono solo alcuni nomi tra i tanti: prima ufficiali nazisti poi al servizio della NATO.
Perché, vi chiederete?
E’ stata una naturale evoluzione: l’obiettivo principale della Germania nazista era quello di distruggere il progetto sovietico; stesso obiettivo della NATO, prima e dopo la caduta del muro di Berlino. Per questo motivo ufficiali nazisti con esperienza sul campo di battaglia europeo e conoscenza delle tattiche di combattimento, che la NATO avrebbe usato contro la Jugoslavia e la Libia, per citare due casi, furono reclutati: per svolgere ancora una volta l’operazione Barbarossa attraverso canali più sottili e con la stessa foga ideologica.
Da complottista quale sono, un dubbio tragico mi ha sempre roso il cervello: scienziati e tecnici nazisti riciclati, militari e gerarchi nazisti riciclati, tutti permeati da una ideologia malvagia e responsabili dei crimini più atroci, messi al servizio dei vincitori tra le più alte cariche di governo nel loro ambiente lavorativo.
Siamo proprio sicuri che abbiano solo offerto i loro servizi, o non si siano serviti delle opportunità concesse loro per applicare e diffondere le ideologie di cui erano i maggiori esponenti?
Aborto, eutanasia, transumanesimo, eugenetica e nichilismo, sono tutti argomenti attuali, ma che provengono inequivocabilmente dagli ambienti che frequentavano fantasticando di Terzo Reich, il “Mondo Nuovo” dell’epoca.
In definitiva: chi sono i reali vincitori della Seconda Guerra Mondiale?
Nel mondo che sta delineandosi all’orizzonte, non ci sarà più posto per il dissenso. Il documento del 2010, già citato, della Fondazione Rockfeller, prevede infatti la nascita di un autoritarismo globale nel quale saranno i cittadini stessi a consegnare ai governi i loro diritti fondamentali in nome di una presunta sicurezza. Una parte del lavoro è stato già fatto, privando gli stati della loro sovranità monetaria e, in parte, politica. Il tutto demandando a organismi privati e sovranazionali (WEF, BCE e OMS su tutti)
La fase successiva prevede una sorta di schedatura digitale di tutti i cittadini, compresa un’identità biometrica per ciascuno attraverso l’utilizzo di microchip sottocutanei
Goebbles amava dire che Il Nazionalsocialismo è una religione, e che presto lo sarebbe stato per tutti i tedeschi.
Il globalismo, che è repressione e controllo perché si propone di unificare sotto un unico governo sovranazionale popoli e culture opposti, lo sarà presto per tutti noi.
Il primo Maggio 1945 Goebbels e sua moglie Magda, prima avvelenarono i loro 6 figli, e poi si uccisero ingoiando una capsula di cianuro.
Nel suo delirante biglietto d’addio, scrisse: “Il Führer mi ha ordinato di lasciare Berlino se dovesse crollare la difesa della capitale del Reich e di prendere parte come membro dirigente di un governo da lui nominato. Per la prima volta nella mia vita devo rifiutarmi categoricamente di obbedire ad un ordine del Führer. // Nell’incubo di tradimento che circonda il Führer in questo giorni cruciali della guerra, devono esserci almeno alcune persone che restino con lui incondizionatamente fino alla morte. // Credo di rendere così il miglior servizio al futuro del popolo tedesco. Nei tempi futuri gli esempi saranno più importanti degli uomini. // Per questo motivo, insieme a mia moglie, e a nome dei miei figli, che sono troppo piccoli per poter parlare da soli ma che, se fossero sufficientemente grandi, sarebbero d’accordo con questa decisione senza riserve, esprimo la mia ferma decisione di non lasciare la capitale del Reich anche se dovesse cadere e di porre fine, al fianco del Führer, ad una vita che per me personalmente non avrà più valore se non potrò trascorrerla al servizio del Führer e al suo fianco. Berlino 29 aprile 45… 5:30”.
Forse, invece, sarebbe oggi orgoglioso di quello che è, e che è destinata a diventare, l’Europa.
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