“…..sono stufo, stufo marcio di dovermi piegare continuamente alla vita solo per respirare un altro giorno di più; di guardarmi intorno e aver paura di essere aggredito da qualche benestante che vorrebbe sfogare la sua noia sulla mia faccia soltanto perché può permettersela, la noia; sono stufo di fare un lavoro di merda, abitare in una casa di merda e condividere la mia vita con persone che fingono di avere riguardi nei mie confronti, quando non pensano ad altro che a sé stessi; non sopporto questa società che pare elemosinarti opportunità, salvo ritirare la mano quando ti etichetta come “inadeguato”; parassita, ti chiamano, loro che vivono unicamente per succhiare il sangue altrui, loro che ottengono visibilità atteggiandosi a filantropi, solo per sbatterti in faccia il successo cui la vita li ha destinati, “i grandi uomini che si sono costruiti da soli” già, perché è facile costruire la propria vita quando si nasce in carrozza….e stanno lì, con la loro fame bulimica a prendersi un’ altro pezzetto di torta, un’ altro ancora, perché tanto che bisogno c’è di ingrassare ancora chi è destinato al macello? E sapete chi è destinato al macello? Io e tanti altri come me, tanti esperimenti falliti dell’umanità, tanti prototipi che servono unicamente per innalzare i migliori..il signor Wayne di turno…a questo serviamo noi porci….il buon Wayne, uno dei migliori, l’eletto del popolo che vuole salvare il popolo..ma da chi?? Salvaci da te stesso Wayne, salvaci da quelli come te, da tutti quelli che possono sbattere le porte in faccia al povero Arthur, perché il povero Arthur è nato sbagliato, pieno di nevrosi, figlio bastardo di questa società, che è la vostra società, questa che avete costruito con il sogno americano ma di cui godete un posto al sole solo voi, mentre io devo accontentarmi delle gelide ombre guardando la vostra TV che si prende gioco della mia vita, ridicolizzando l’unica cosa che aveva un senso nella mia esistenza per bocca del mio unico idolo, VOI che vi siete presi tutto quanto e allora, tic, toc, tic, toc..cosa può fare il buon Arthur se non unirsi a voi? facciamoci tutti una bella risata, ridiamo in questa commedia della vita, ridiamo di Arthur e con Arthur ha ha ha ha ha….perché da commedia a tragedia servono dieci minuti di Murray Franklin, e poi via, via la maschera e le cervella”.
Foga, mi sveglio di soprassalto, sudo ma il sonno vuol prendermi nuovamente…lasciami essere ancora Arthur, lasciami l’epilogo…niente, giù le palpebre. ” La mia vita è stata piena di vergogna” rifletto ad alta voce, perso fra i malfamati sobborghi di Ghotam… oppure mi trovo nei pressi di Shinjuku? Non ricordo, la mia mente è così melliflua quando devo rammentare i luoghi della mia vita.
Credo che la mia paura verso gli esseri umani sia così tremendamente pressante che finirò per non conoscere più il mio viso, già ora riesco a malapena a ricordare il mio nome: mi chiamo Yozo, o almeno questo era il mio nome prima che venissi Squalificato; Ho passato la mia esistenza a fingere, indossando una maschera che mi proteggesse dalla crudeltà delle persone..quando ero piccolo mi capitò di dipingere il volto di un mio compagno di banco. Ricordo che egli caccio un urlo così spaventoso da far voltare tutta la classe, non capivo il motivo di tale reazione, io mi ero solo limitato a raffigurare ciò che vedevo: un volto indefinito, sbiadito e contrito in un espressione tremendamente spaventosa. Questo è quello che vedo nelle persone, quando mi capita di scrutare la loro anima, solo ora, a distanza di tempo, capisco che riuscire a scorgere la realtà riflessa per un bambino così piccolo possa essere molto traumatico.
Per quanto mi sia ostinato a trovare un posto nel mondo la società me lo ha negato, potevo solo contare sul mio viso così luminoso agli occhi di queste mostruosità e devo ammettere che a volte quelle stesse mostruosità sono diventati bei volti da ammirare, da amare..almeno per quanto possa provare amore un tipo come me. La verità è che ho approfittato delle debolezze altrui solo per nascondere le mie, di debolezze. Non mi sono mai sentito felice, i mie pensieri sono sempre stati negativi e per quanto a volte vedessi una luce in fondo al tunnel non potevo fare a meno di svoltare nei meandri più bui fino a quando quella flebile luce spariva. Per tutta la vita sono stato giudicato dalla società, dai miei genitori e dai miei amici, mai compreso, mai capito…anzi, ricevevo disprezzo perché nonostante la mia apatia, il mio essere così ordinario, riuscivo sempre a trovare di che vivere; fortunato, mi definiva il mio compagno di studi, malato di fortuna mi definisco io. Sono caduto in fondo, ma la vita frenetica di coloro che riescono a vivere non voglio comunque provarla; sono stanco, ormai, e aspetto qui che Picchan mi porti verso universi lontani, dove io non possa più avere paura degli esseri umani…provare felicità ed essere soltanto Yozo” …flash, ecco che arriva Picchan, finalmente questo bagliore non si spegne..
HO LA GOLA SECCA…capisco, sono sveglio. Mi abituo alla stanza, ma questa volta vinco il sonno..mi sembra di aver dormito due vite intere; sullo schermo del PC il cursore è fermo su replay; metto a fuoco e comincio a comprendere quanto è successo: dopo aver finito la visione del film sul Joker devo essermi inprovvisamente addormentato…giro la testa di lato e noto i tre tankobon de “Lo Squalificato”. Ora mi è tutto chiaro: sono stato palesemente vittima dell’ inconscio che ha trasformato la mia ultima lettura e il film di Todd Phillips in un crossover che si è fatto sogno nella mia notte. Uhm, Yozo e Arthur possono essere la stessa persona?
Nella stanza rieccheggia la musica degli A Perfect Circle, e come al solito in momenti come questi mi alzo e comincio a spostarmi per la stanza come un comatoso ergastolano, in cerca di un filo conduttore che mi faccia comprendere se il sogno è finito qualche paragrafo sopra, o se sono ancora in piena fase rem; non posso fare a meno di notare che i miei movimenti, uniti alla musica di fondo, prendono a fissarsi unitamente, riportandomi alla mente Arthur Flake/Joker che danza per le scalinate della metropolitana in quella che é una delle istantanee più riuscite del film (“run desire run/sexual being/run him like a blade”); dove finisce la mia vita, fra quelle di Arthur e di Yozo, e dove comincia la loro?
A volte si vivono più vite pur vivendone una sola, e trovo che quei due siano nascosti nei meandri della psiche di molte persone diverse. Quante volte ci si sente inadeguati di fronte alle scelte che si compiono, impotenti mentre una a una le maschere delle persone che ci circondano vengono meno? Si nasce da soli e si muore da soli, ma almeno il viaggio lo si affronta in compagnia…ma se mancano i compagni, e le condizioni, come si può affrontare questo viaggio? Arthur e Yozo sono proprio così, come ci si sente parecchie volte in vita, dei viaggiatori solitari che a malapena possono sopportare sé stessi; questo non fà di loro dei sociopatici, ma delle persone estremamente sensibili poiché provano paura, terrore, in modo diverso fra loro, nei riguardi delle creature cui la nostra specie ha destinato il proprio cammino: gli esseri umani.
Il film di Phillips ci presenta una persona come tante, quello che potrebbe essere il nostro vicino di casa, che tenacemente prova a farsi largo in mezzo a quintali di merda, contro la propria condizione sociale, le turbe, le nevrosi, le altre persone – specie i cosiddetti realizzandi – ma ogniqualvolta sembra presentarti uno spiraglio ecco che questo si dissolve; quelli come Arthur, nella nostra società, sono destinati a perdere…solo che lui può permettersi di ridere, perché paradossalmente nella sua tragica vita mutata in commedia, quello che è il disturbo che tanti guai gli ha causato, lo pone nel ruolo del conduttore: Arthur muore e risorge, i suoi metodi non sono ortodossi ma sono l’unico espediente che permettono al Joker di rivalersi della vita, contro la società che a forza di pillole tentava di annientarlo del tutto. Lui ha bucato uno schermo, uno schermo verso cui la maggior parte di noi soccombe; sfruttando quel mezzo ha fondato un movimento, e il pagliaccio è risorto rivoluzionario. Quante volte vorremmo poter fare come lui? questo ci designa tutti come sociopatici, oppure è il nostro modo di vivere che ci porta a questi estremi? Arthur si presenta ad un talk dove viene invitato unicamente per deridere la sua incapacità nel ruolo cui ambisce da una vita, proprio come succede nei veri talk show made in USA e nostrani… sono i mostri che creano la società, oppure è la società a creare i mostri? Arthur, fra una risata e l’altra, vi ha risposto. (“to and through the hollow/ no coscience..cater to the hollow”)
I tankobon de “Lo squalificato” riflettono della luce del PC, l’opera di Usamaru Furuya mi rimbomba nella testa; egli, come fatto da Phillips, ha narrato la vita, la coscienza di uno di noi..in questo caso di Yozo Oba. La serie manga è il riassunto della vita di un ragazzo che, esattamente come Arthur, percepisce gli abissi dell’esistenza, anche se materialmente il nostro se la passa discretamente: di famiglia benestante, di bella presenza, riesce ad ottenere ciò che vuole ma non ne è mai soddisfatto, ossessionato com’è dall’infelicità che lo condanna ad essere disprezzato da chi non capisce perché uno come lui, che potrebbe aspirare ad una vita felice, non fà altro che distruggersi. Terrorizzato dagli essere umani, fagocitato da una società in cui riesce solo chi rimane all’interno di determinate regole, e solo se si possiedono abbastanza soldi, lui che di spiragli ne ha intravisti diversi ma è incapace di sfruttarli, arriva come Arthur davanti ad un bivio: ma sceglie l’autodistruzione. Quanti di noi, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati proprio davanti allo stesso bivio? quanti di noi vorrebbero arrendersi? Lui, Yozo, lo fà….quando arriva il suo punto di rottura non si pitta da clown, non inscena una protesta vibrante fomentando le folle, lui semplicemente si arrende, chiudendosi nel più assoluto e distruttivo individualismo; i suoi capelli, nonostante la giovane età, di fronte alla felicità svanita, all’ennesima delusione portata da chi gli infonde così tanto terrore, divengono bianchi, dove in Arthur si colorano di verde “speranza” (“cause it’s time to bring the fire/bridle all this indiscretion…/ and permanently fill this hollow”). Arthur/Ono, due lati della medesima medaglia, di materiale così diverso e dalla destinazione opposta…ma sempre parte della stessa medaglia; la loro protesta, la loro ribellione così agli antipodi rimane figlia della stessa fragilità di fondo…genitrice della fragilità che è parte di tutti noi…(“screaming feed me here/fill me up again/temporarily pacifying…/fill me up again).
Guardo l’ora, sono passati nemmeno quattro minuti da quando mi sono svegliato, tanto è durato “The Hollow” il brano che ha accompagnato la mia riflessione. Hollow, il buco, da questo nasce quel terribile senso di inadeguatezza e con questo tremendo vuoto nascono i mostri, quelli che vengono spesso indicati come gli ultimi, gli sconfitti che devono fungere da monito nei riguardi di chi vuol condurre un’esistenza virtuosa; Wayne che nel film rappresenta il classico esempio di ricco possidente, che dall’alto del suo ruolo e grazie all’ammirazione che le persone comuni provano per lui sfrutta la sua posizione per attaccare la gente che sono solite accampare le più disparate scuse per giustificare i propri fallimenti..e tutti ci troviamo prima o poi il nostro Wayne di turno: chi ti punta il dito contro indicando le tue debolezze come motivo dietro i fallimenti, come se la società da sola fosse in grado di garantire – a parità di impegno – a tutti di diventare come Wayne, quando è proprio la società stessa a non garantire uguali diritti. Arthur ha smesso di prendere le pillole, tanto nessuno più gliele garantiva perché a nessuno interessava la sua vita, come a nessuno dei nostri superiori interessa la nostra.
Devo sedermi, l’ottimo Bourboun bevuto con il caro cap.V comincia a farsi sentire nuovamente….
“…la città è in fiamme, automobili incendiate, negozi saccheggiati e queste persone che corrono all’impazzata…non so dove mi abbia condotto Pinchan, ma riesco a vedere per la prima volta i volti dietro le ombre di numerose persone; la cosa che più mi sorprende è la loro espressione, così serena nonostante stiano senza ritegno alcuno appiccando incendi e malmenando chi è a loro estraneo, addirittura ridono sguaiatamente mentre lo fanno…per un momento ritorno al tempo in cui caracollavo con vari estremisti desiderosi di un cambiamento radicale, che quel cambiamento volevano portarlo a suon di bombe…è stato molto tempo fà, prima che un altro bel volto mi trascinasse via da quella situazione. Mi sento fisicamente bene, per la prima volta dopo tanto tempo, voglio vedere da vicino cosa succede…vedo uno di spalle, mi approccio a lui, questo si gira; ha una maschera, non di quelle che ho visto per tutta una vita, una maschera di plastica da clown..questo me la porge e dice di indossarla..Chi sei? – gli chiedo, lui mi risponde – Sono come te – Chi? Yozo Oba? Uno Squalificato?…- No, NOI siamo il Joker”
Mi sveglio, diavolo di un Bourboun; non so se riuscirò a prendere nuovamente sonno ora che le luci filtrano da dietro le imposte. Questa notte è stata davvero strana, tanto che a fatica ricordo quello che ho passato con una certa nitidezza. L’unica cosa che rammento è una domanda che continua a vorticare nella mia testa: Chi sono..sono Arthur Flack? Yozo Oba? Siamo il Joker?
….Sono MKDIESIS, e se vorrete approfondire nuovamente le mie avventure non avete che da seguirmi.
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