Ho già scritto in merito all’agenda di Epstein che in questi giorni è stata declassificata e resa nota dal procuratore generale degli Stati Uniti Pamela Bondi. E’ solo una prima “bozza”, piena di cancellature e omissis, tanto che il procuratore ha chiesto all’Fbi di pubblicare tutte le informazioni, comprese altre migliaia di pagine trattenute, senza alcuna omissione.

In questo articolo, risalente ai primi giorni del 2024,
https://www.godsavethevintage.com/jeffrey-epstein-chi-era-costui/.
ho scritto della rilevanza di tale agenda per smascherare non solo una pericolosa rete di pedofili, ma in quanto questa rete ha ancora in scacco numerosi personaggi di rilievo nel panorama politico mondiale.
Una rete alle dirette dipendenze del Mossad e di tutte le sue ramificazioni.
Da qui l’importanza di conoscere i nomi in quella lista.
Il solito mainstream si è tuffato a pesce sulla notizia, evidenziando come uno dei pochi nomi di rilievo che sono emersi dalle sbianchettature sia proprio quello dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale, attraverso il suo staff appena nominato, ne ha chiesto fortemente la declassificazione.
Che il nome di Trump fosse tra quelli che frequentavano Epstein e il suo entourage era noto da tempo, come sono noti i nomi di altri personaggi famosi quali il cantante dei Rolling Stones Mick Jagger, la supermodella Naomi Campbell, l’attore Alec Baldwin e Ethel Kennedy, madre di Robert F. Kennedy Jr. E poi, ancora, la rockstar Courtney Love e l’attore Dustin Hoffman.
Questi nomi non equivalgono a una lista di clienti, ma bensì è la lista di contatti usata anche per i piani di volo dell’aereo personale di Epstein.
Tantopiù che Trump cacciò Epstein dal suo club a Mar-a-Lago perché sorpreso a molestare una minorenne, così come è stato sempre l’unico a collaborare con la giustizia per farlo finire dietro le sbarre, mentre, ad esempio, personaggi come Barack Obama lo salvarono più volte dal carcere.
E’ il solito gioco delle tre carte del mainstream, non solo nostrano, subito smentito dal New York Post che afferma, senza ombra di smentita, che “Il nome di Donald Trump non figura nella lista dei contatti dell’ex finanziare Jeffrey Epstein morto suicida in un carcere di New York il 10 agosto 2019” citando i documenti diffusi dal Dipartimento di Giustizia.

Ma torniamo a quei documenti sbianchettati.
Esiste un termine nello slang americano per descrivere una situazione che riceve molta attenzione ma che, a un esame più attento, risulta avere poca o nessuna rilevanza reale. Tale termine è: “Nothingburger”, ed è esattamente ciò a cui abbiamo assistito.
Centinaia di articoli e di post in cui giornalisti e influencer sventolavano fogli su cui non c’era scritto nulla, o quello che vi era scritto risultava illeggibile.
Inoltre tutti i social media registravano commenti di delusione, frustrazione e rabbia.
La comune narrazione dei delusi riguardava l’ostruzione, financo l’insurrezione, da parte di attori del Deep State all’interno dell’FBI e dell’SDNY, per nascondere tali prove al procuratore generale.
Mi sono chiesto: è una ipotesi plausibile?
Certamente sì.
Viviamo da tempo situazioni al limite del ridicolo che ormai non mi stupisco quasi più di nulla.
Ma se questa fosse la vera ragione della mancata pubblicazione di quei documenti, dimostrerebbe che Trump e il suo staff, costruito con tanta meticolosità, non è così potente ed efficace come in molti credevamo.
Poi mi capita di assistere in diretta mondiale all’incontro del Presidente USA col Presidente Ucraino, e Trump non mi è sembrato affatto uno che non avesse il polso della situazione, anzi. C’è mancato poco che lo prendesse a schiaffi in mondovisione e lo ha letteralmente scaraventato fuori della Casa Bianca.
“Uno spettacolo!”, mi sono detto.
E ho subito pensato: “E se fosse stato uno spettacolo anche quello precedente?”
Naturalmente sono solo le congetture di un povero complottista, ma unendo i puntini, lavoro che ormai conosco a menadito, mi è apparso un disegno logico, cosa che la narrazione corrente non può dare.

Poniamo il caso, appunto, che i documenti mostrati con tutte quelle pagine bianche e gli omissis siano reali, ma al tempo stesso degli specchietti per le allodole.
Le “allodole” sanno che quei documenti esistono, e in questi anni hanno fatto di tutto per nasconderli o denigrarli come per il portatile di Hunter Biden.
“Io faccio vedere quelli col correttore, e mi tengo quelli senza bianchetto. Loro possono anche solo immaginare che sia così, e farebbero di tutto perché non vengano mostrati quelli veri”
Come lo chiamereste? Un’esca? Una minaccia? Una tattica di negoziazione?
Il termine giusto è: un ricatto. Vuol dire anche usare la tattica del nemico contro di loro.
Ma è importante capire che su quella lista ci sono nomi di capi di stato, di agenti e agenzie di intelligence e persino monarchi.
Li puoi mettere alla berlina subito, e, magari anche in galera.
Ma se potessi, prima, fargli fare esattamente ciò di cui hai bisogno, non lo faresti?
Quante cose si possono fare con quei nomi?
Ad esempio, si possono far cadere governi, ridimensionare la NATO o sciogliere la UE. Magari porre fine alle guerra in Ucraina, e anche mettere ordine in Medio Oriente.
Sarebbe un ricatto, è vero, ma messo in questo modo il termine da negativo diventerebbe subito positivo
Non so se le mie sensazioni siano giuste.
Quello che so, è che questa che si sta giocando è una partita a scacchi globale, dove in gioco ci sono milioni di vite, e che, se la vuoi vincere, qualche scorrettezza la devi compiere, qualche carta nascosta la devi avere.
D’altronde il nemico ha giocato sporco fino ad ora.
Vogliamo tutti giustizia, ma potrebbe essere necessario smantellare tutto, dalle organizzazioni politiche alle agenzie di intelligence, fino alle nazioni e alle organizzazioni sovranazionali.
C’è tutta una Matrix da smantellare, che ci ha avvelenati e resi schiavi da troppo tempo.
Forse sono solo un indomito complottista che ha riposto fiducia nella persona sbagliata.
Forse non crollerà tutto subito, ma dicono che la pazienza sia una virtù.
