Il bipolarismo giolittiano di Macron
Il bipolarismo giolittiano di Macron

Il bipolarismo giolittiano di Macron

L’ambiguità politica è una caratteristica che ha da sempre fatto parte dell’essere umano . E lo stesso non cambia con personaggi come il presidente francese Emmanuel Macron, la cui figura è da sempre al centro di discussioni riguardo al suo doppiogioco politico. Un comportamento equivoco quasi alla pari del fu bipolarismo che solleva interrogativi sulla vera agenda di Macron ed i suoi interessi nascosti.



Tra il 1892 ed il 1914, Giovanni Giolitti divenne noto per la sua capacità di muoversi tra le diverse istanze della sinistra e della destra storiche, cambiando posizioni e alleanze a seconda delle circostanze. Questa ambiguità gli permise di mantenere il potere, ma alla fine portò all’instabilità politica e a una mancanza di una chiara direzione nel governo. Una situazione che lo vedrà perdere il potere proprio quando l’Italia si vide gettata nel bel mezzo della prima guerra mondiale.

Macron sembra che abbia in qualche modo preso da personaggi di tale calibro; Un punto di partenza per comprendere il doppiogioco di Macron è l’apparente contraddizione tra la sua volontà di entrare nella BRICS e il suo impegno per l’accelerazione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO. La BRICS, un’organizzazione che raggruppa Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, rappresenta una sfida al sistema di potere globale dominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, mentre l’ovvia insistenza a collaborare per il sostegno all’Ucraina sia in campo bellico che in campo di alleanze non fa altro che mostrare un servilismo verso gli USA che parrebbe da un lato obbligatorio, dall’altro ben accolto.

La domanda quindi sorge spontanea; dove diavolo vuole andare a parare? L’interpretazione più critica suggerisce che egli miri a stare dalla parte del vincitore in caso di una nuova guerra mondiale o comunque in un drastico stravolgimento internazionale. Alla ricerca dei suoi interessi personali, o probabilmente di una Francia padrone di un’Europa servile e in decadenza in piena via di pensiero di Charles de Gaulle -quest’ultimo contrario ad un’eccessiva intromissione americana appena concluso il secondo conflitto mondiale- si stia preparando per trarre vantaggio da una futura conflagrazione globale.

Certo che non è solo la questione BRICS a dare da pensare; da un lato continua a detenere forti relazioni con gli Stati Uniti ma al tempo stesso ambisce ad essere il mediatore con la Russia. Poi se guardiamo le relazioni con il nostro paese, incita un sostegno tra i due paesi ma poi molte critiche vengono poste verso i nostri confronti, come la continua insistenza a non collaborare con la crisi migratoria -crisi tra l’altro iniziata dal 2011 grazie anche al loro intervento militare con l’uccisione di Gheddafi in Libia che non solo ha rovinato i rapporti italiani con un suo valido stato alleato, ma ha persino aperto quel rubinetto migratorio aperto da ben dodici anni-.

Macron sembra voglia navigare in acque torbide, saltando da una parte all’altra della staccionata degli affari internazionali. La sua ambiguità politica solleva domande sulla sua coerenza e sulla sua fedeltà ai valori che rappresenta. Mentre la politica è spesso una questione di equilibrio e compromessi, il doppiogioco di Macron sembra oltrepassare i limiti della coerenza. È fondamentale rimanere vigili e critici di fronte a comportamenti politici contraddittori, cercando sempre di comprendere le motivazioni e gli interessi che si celano dietro di essi. Solo allora potremo avere una visione più chiara della realtà politica.


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