l sistema è in fase di protezione, e questo è certo.
Qualsiasi evidenza contraria alla narrativa propagandistica viene esclusa automaticamente. E questo in tutti gli ambiti.
Basta leggere la nuova circolare del ministero della sanità in tema vaccinale per rendersene conto.
Questa, dopo la spavalderia dimostrata negli ultimi anni con la distopia organizzata che sembrava non avere freni, può essere considerata una buona notizia.
Ma non del tutto.
Come funziona il sistema
Tempo fa lessi, sulla pagina social del mio quartiere, della morte di un giovane che conoscevo solo di vista per aver frequentato la parrocchia insieme ai miei figli.
Morto improvvisamente, come ne sono morti tanti negli ultimi anni, e ne stanno morendo ancora in questi giorni.
Sotto quel post, una serie infinita di condoglianze e di messaggi di cordoglio ai genitori. Solo alcuni hanno azzardato qualche domanda di spiegazione in merito alle cause di quel decesso. Uno in particolare ha testimoniato di averlo incontrato la sera prima e di aver preso un aperitivo con lui al chioschetto del parco, e non si dava ragione sul fatto che solo poche ore dopo non si sarebbe più svegliato.
La morte è spesso così, arriva senza preavviso, senza neppure bussare.
Non è normale che questo capiti a un ragazzo di 30 anni, e non è normalità che questo succeda a tanti, troppi ragazzi come lui, in ogni parte d’Italia e non solo.
Infatti i dubbi non erano solo di qualche amico e conoscente, ma anche dei genitori stessi che hanno richiesto l’autopsia sul cadavere del figlio.
E’ comprensibile, com’è assodato che i risultati dell’esame daranno come esito “morte naturale”, o magari non verranno neppure resi pubblici.
Siccome di morti per “malore improvviso” ce ne sono davvero tanti e sparsi in ogni zona del Paese, i media, che non possono più nascondere tali notizie, danno le più disparate giustificazioni, anche assurde: la pizza, il sesso, la luce dalle persiane, la punta del cornetto col cioccolato, la montagna, l’ora legale , ecc…
Voi non ci crederete, ma tutte queste giustificazioni sono state pubblicate sui quotidiani nazionali e, quel che è peggio, approvate tacitamente dai medici.
Ho pensato subito che, per giustificare la morte di quest’ultimo, daranno la colpa proprio a quell’ultimo aperitivo della sera prima.
Questi atti di difesa e chiusura a riccio del sistema hanno vita facile per due motivi: provate a chiedere a qualche medico, oppure a leggere qualche libro di medicina, fisiologia o patologia, e vedete se riuscite a trovare qualche spiegazione, o anche solo una definizione, su cosa sia un “malore”, soprattutto “improvviso”. In mancanza di risposte, il sistema può darne quante ne vuole e come le vuole, anche le più assurde.
Se fate un passo indietro, noterete che tutte quelle strane giustificazioni alle morti improvvise di oggi, sono le stesse che venivano date in epoca pandemica dove, ad esempio, anche lo sciacquone del gabinetto veniva indicato come diffusore del “virus mortale”.
Lo stesso discorso vale per le raccomandazioni da seguire, tutte elargite, naturalmente, per il nostro bene.
Pochi si ricordano del famoso saggista americano Henry Louis Mencken che, all’inizio del secolo scorso, scriveva: “L’urgenza di salvare l’umanità è quasi sempre il dito dietro il quale si nasconde l’urgenza di dominare l’umanità”
La società di fronte alla morte
Visto il funzionamento del sistema, vediamo invece come si pone la società umana attuale di fronte alla morte.
L’uomo ha una naturale paura della morte perché raffigura il termine della sua esistenza. Chiunque, in caso di pericolo, reagisce in maniera difensiva per la propria sopravvivenza.
Non possiamo sapere della nostra morte, come sarà e quando sarà, ma abbiamo coscienza della morte altrui, spesso dei nostri cari, e delle sofferenze sopportate a causa di malattie.
Io, ad esempio, ho vissuto la morte di diverse persone tra amici e parenti, e la più tragica da vivere è stata senz’altro quella di mio padre, portato via da una malattia degenerativa che ne ha asciugato l’essenza in soli cinque anni.
Ma come ci poniamo di fronte alla morte? Senza fare nessun excursus storico di come veniva affrontata la morte nei secoli passati, nella società moderna e occidentale diversi fattori intervengono a influenzare il nostro rapporto con essa. Eccone alcuni: siamo tutti concentrati a realizzarci come individui, e la morte viene vista come la negazione a questa realizzazione; abbiamo una estrema fiducia nella tecnologia, e pensiamo quindi di avere il controllo, pieno e totale, sul mondo naturale e, di conseguenza, anche sulla morte.
Questi fattori sono delle costruzioni mentali e culturali, spesso illusorie, che la società moderna ha costruito cercando di sostituire le convinzioni filosofiche e le credenze religiose di ieri.
L’uomo ha sempre rifiutato la morte, ma, fino ad un recente passato, la viveva in modo molto più leggero di quanto venga vissuta oggi.
Questa nostra società odierna ha, invece, il rifiuto totale della morte. Essa è diventata a tutti gli effetti un tabù, e affinché non possa turbare queste nostre nuove convinzioni, viene nascosta, occultata per renderla il più possibile un’esperienza lontana e distaccata.
La perdita, in questi ultimi decenni, del senso religioso e di una visione spirituale del senso stesso della vita, oltre quello della morte, è il fondamento di questa nostra nuova società basata sul nichilismo, che annulla ogni filosofia e ogni religione. A questo bisogna aggiungere il modello “consumistico” che la società occidentale ha proposto e perseguito a partire dal primo dopoguerra, e oggi ha raggiunto vette impensabili.
Siamo diventati dei meri consumatori, e abbiamo smesso di interrogarci su tutto, anche sulla morte. Il solo discuterne sembra essere vietato. In questo modo viene meno anche qualsiasi ragionamento su come affrontarla.
Per paura della morte, l’uomo ha smesso, in molti casi, di vivere, e compie le azioni più scellerate. Ci sono in letteratura una infinità di esempi dove scrittori e filosofi, in ogni tempo e di ogni estrazione e nazionalità, disquisiscono questo argomento. Ognuno di loro offre la sua visione, da un punto di vista religioso o politico, ma il rapporto principale tra Uomo e Morte è sempre pressoché lo stesso: la paura.
Il sistema odierno, che si nutre di paura e di terrore, srotola stati di emergenza consecutivi (crisi economica, crisi pandemica, guerra, crisi climatica, e via elencando) che gli permettono di sopravvivere.
L’uomo occidentale moderno, abbandonati filosofie e senso religioso, si ritrova completamente privo di qualunque difesa davanti a questi attacchi ripetuti.
La malattia, l’invecchiamento e la morte vengono considerate oggi, grazie anche all’opera di indottrinamento sociale operata dai media, indesiderabili e non più facenti parte della condizione umana. Quindi si ricerca nelle scoperte scientifiche e tecnologiche un rifugio, anche a costo di perdere la propria umanità.
Si preferisce di vivere come degli automi piuttosto che perdere la vita.
E questo pensiero è già di per se stesso poco umano.
Per questi motivi abbiamo avuto la maggioranza di persone che, per sfuggire a un virus descritto come mortale, hanno obbedito a ordini inumani piuttosto che rinunciare al proprio status quo, invece di restare umani e magari provare a costruire qualcosa di diverso dalla società che li stava opprimendo.
Le paure insite in ogni essere umano sono diventate incubi e ci hanno fatto morire dentro, risucchiando anima e intelletto.
A cosa mira il sistema.
Con la promessa di poter condurre una vita (si fa per dire) normale, in epoca pandemica si sono ipotizzate, ma anche realizzate, diverse cose: un tracciamento digitale dei cittadini e del loro stato di salute (trattamento riservato finora solo alle specie animali selvatiche); la somministrazione coatta di farmaci; la riduzione o il totale annullamento dei rapporti umani più stretti; il prelievo forzoso degli «infermi», fino ad ipotizzare e realizzare tatuaggi e certificati digitali.
Tutto questo ha provocato una crisi nelle produzioni e nei consumi, ma anche una crisi nei rapporti sociali, con conseguente calo nella formazione di nuove famiglie e nella riproduzione.
E’ stata spezzata in più punti una catena con la quale avevamo convissuto fino ad allora:
l’occupazione, le imprese, i salari, il gettito fiscale, i collegati servizi, le finanze pubbliche, la partecipazione politica, i processi decisionali, il volontariato, gli svaghi, la scuola, le amicizie, gli amori, le celebrazioni religiose, gli scambi culturali e, non proprio ultima, la stessa salute che si vorrebbe salvare.
Con la nuova “crisi climatica” e con lo stato di guerra in cui ci siamo cacciati, tutto questa situazione è stata ulteriormente peggiorata.
E, in tutto questo, rimane schiacciato il povero cittadino.
E quando dico povero lo intendo letteralmente.
Perché se un cittadino è ricco o benestante, può trovare la prenotazione degli esami il giorno dopo in qualsiasi studio privato, o avere una villetta a norma e un auto elettrica nel garage.
Se il cittadino è povero, purtroppo anche dei semplici calli diventano un problema insormontabile.
Ma soprattutto è l’idea di ammalarsi, non solo di morire, che diventa ancor più opprimente,
Per questo che nuove ideologie, come quella del transumanasimo, prendono piede.
Come ho già avuto modo di scrivere, se qualcuno avesse deciso di distruggere la felicità e la stabilità di un popolo, sarebbe stato difficile migliorare la formula attuale: allontanati il più possibile dal mondo naturale; ripudia la continuità della tua cultura; credi di essere abbastanza saggio da fare tutto ciò che vuoi e il diritto di mettere a tacere coloro che non sono d’accordo; minimizza il ruolo svolto da un corpo comune di credenze; attacca e smantella attivamente ogni struttura sociale come potenziale fonte di oppressione; e rifiuta l’idea di un insieme trascendente di valori.
E’ stata creata una cultura e una civiltà che produce persone infelici e instabili e fornisce loro i mezzi per rimanere nascosti al resto del mondo e/o per infliggere un omicidio di massa.
Molti non capiscono ancora l’aspetto spirituale di questi avvenimenti storici che stiamo vivendo. E sicuramente mi giudicheranno un pazzo per queste mie parole.
Ma sbagliano, come sempre.
Quando gli fai notare le contraddizioni a cui danno seguito, agli obbrobri legislativi cui obbediscono, all’analfabetismo funzionale di cui si sono resi partecipi, li vedi annaspare nella paura, come pesci fuor d’acqua.
Dove la loro acqua è un mare di ipocrisia riversata dall’informazione mainstream che li sta sommergendo.
Si credono ancora liberi per il solo fatto che ignorano, ed evitano di sfiorare, le mura delle loro prigioni.
C’è una battaglia in corso.
C’è una battaglia che si sta combattendo intorno a noi, che non riusciamo a vedere ma è reale, ed è tra il bene e il male.
Ed è una battaglia perlopiù spirituale, perché tocca argomenti quali la paura e la morte. Non direi solo psicologica, anche se ha molti aspetti che potrebbero suffragare questa teoria, ma, andando a colpire tali precisi argomenti, insiti nell’intimo delle persone, direi che è proprio una guerra spirituale.
Non esiste altra spiegazione razionale per tutto ciò che stiamo vedendo se non che il male esiste, ed è più evidente oggi di quanto lo sia mai stato.
Esiste senz’altro una battaglia politica e materiale, che si vince con la ragione, con la consapevolezza che il progresso ci ha portato in un vicolo cieco, al limite dell’autodistruzione.
Se la strada percorsa ci porta davanti a un baratro, “progresso” non significa proseguire sullo stesso percorso, ma tornare indietro, facendo inversione a U, cancellando gli errori e anche le ideologie che ci hanno portato a quegli errori.
Io credo fermamente che non ci si possa fidare della politica, che in sé sarebbe positiva come confronto di idee.
Purtroppo oggi il metodo politico raggiunto è stato esteso sino alla negazione della sacralità del corpo e fino alla discriminazione degli individui.
L’attuale classe dirigente è totalmente prona all’ideologia globalista, sono i loro servi che eseguono gli ordini imposti, senza nessuna preoccupazione per le conseguenze delle loro decisioni sui cittadini.
C’è una precisa volontà di perseguire il male puro per il maggior numero possibile di persone.
Non è solo una questione di incompetenza o di disonestà
Sono diventati immuni alla critica e alla protesta di piazza.
Al momento non c’è altro all’orizzonte.
Il problema è che il nostro sistema “democratico” è basato su deleghe e fiducia concessa agli “esperti”, ma questi “esperti” sono esperti di qualcosa (medicina, finanza o tecnologia, ad esempio), ma purtroppo non possono essere esperti su tutto.
Quindi, un esperto in qualsiasi materia è un inesperto su tutte le altre.
Questo fa sì che in realtà non comandi nessuno, cioè nessuno ha un’autorevolezza autentica e fondata su elementi concreti per dire come si risolve un qualsiasi problema.
Per fare un esempio recente: che autorevolezza ha un banchiere rinomato e riconosciuto in tutto il mondo, a emettere sentenze in campo sanitario quali “non ti vaccini, ti ammali, muori”?
L’autorevolezza gli viene concessa da chi si pone in maniera passiva di fronte al cambiamento, l’eterno spettatore di un programma televisivo che lo affascina ma non gli compete, e resta in attesa del “messia salvatore”.
Al di fuori di simili parametri, personaggi come Draghi, Burioni, Biden, ma anche Trump o Putin, non hanno ragione di esistere. Non perché comandino male, ma perché millantano di farlo.
Il loro “comandare” è frutto non della fiducia a loro concessa dagli elettori, ma da una oligarchia di “esperti” che li ha posti al comando.
La scelta di “fiducia” che ogni cittadino del mondo fa non è su un personaggio o l’altro, ma è una vera e propria scelta di campo: quella tra le varie oligarchie dominanti.
Tra la padella o la brace, nel concreto.
Per quanto riguarda il termine “fiducia”, c’é da fare una altro ragionamento.
Non si può parlare di fiducia senza menzionare la fede, anche se i due termini si distinguono per il fatto che, almeno secondo me, la fede è fiducia ad occhi chiusi, mentre la fiducia la si può acquisire dopo aver valutato comportamenti o fatti.
Ma oggi, però, il sistema descrive certe materie, tipo la scienza o la tecnologia, come fossero delle vere e proprie religioni, con dogmi ben precisi a cui non ci si può opporre, e indica come esponenti di ciascuna di esse alcuni personaggi, idolatrati dai più, che parlano senza contraddittorio e a cui non si può contestare nulla, in quanto portatori dell’unica verità.
Al contrario, l’unica autorità che sarebbe degna di fede per almeno due miliardi di persone, non fa altro che squalificarsi da sola, a ripetere meccanicamente che lui non è il Vicario di nessuno e non rappresenta ciò che ha rappresentato la sua figura da duemila anni ad oggi.
Perché questo?
Perché anche la figura del Papa, privata del trascendente e caduta nell’immanente, diventa parimenti a una qualsiasi figura tecnica, senza il bisogno di alcuna giustificazione o manifestazione.
Quindi il messaggio che ne risulta è che qualsiasi cosa facciate, qualsiasi tecnica spirituale o materiale applichiate, il risultato è sempre unico e identico a sé stesso.
Il Papa è oggi diventato il simbolo universale dell’eclissi del trascendente.
Il vero complotto sta proprio qui: far comprendere all’uomo che la fede e la tecnica siano complementari, che dove fallisce l’una interviene l’altra, ma che nessuna delle due è giustificata per se stessa.
Quando moriremo, il mondo guidato dagli “esperti” sarà comunque un luogo paradisiaco.
“Il complotto ai danni degli uomini – di tutti gli uomini, a prescindere da come la pensino – è in questa diarchia che domina le intelligenze e gli spiriti. Il trucco consiste nello scambiare, di volta in volta e secondo convenienza, le carte in tavola, dando a Cesare ciò che è di Dio e a Dio ciò che appartiene a Cesare”. (Cit.)
Capite che anche la battaglia politica è in sé, comunque, una battaglia spirituale?
Evoluzione del complottista.
Non c’è soddisfazione più grande per un complottista che quella di verificare sul campo le sue teorie. Purtroppo, la maggior parte delle volte, queste teorie sono negative per chi le ascolta.
Ci sono teorie e teorie, intendiamoci.
Ci sono quelle frutto di ragionamenti personali e rafforzati dalla propria esperienza, e ci sono teorie generali frutto di studi su documenti storici ufficiali.
Io sono uno di quelli che propende più per l’approccio personale a cui aggiungo non solo l’esperienza ma anche lo studio e l’attenzione.
Sono alle prime armi, ma me la cavo.
Nei tempi che stiamo vivendo, ho notato che il passaggio tra una qualsiasi teoria e il suo disvelamento nella realtà richiede uno spazio di tempo sempre più ristretto, molto più ristretto rispetto al passato.
E’ sempre più solito sentire indicare noi complottisti come dei “porta sfiga”, dei “profeti di sventura” per gli avvertimenti che lanciamo.
E’ la famosa “Sindrome di Cassandra”, mitica sacerdotessa del dio Apollo, nonché bellissima figlia di Priamo, Re di Troia, che aveva la facoltà di preveggenza, ma le sue previsioni riguardavano principalmente sciagure, e, per questo motivo, schifata da tutti.
Per ovviare a questi epiteti poco piacevoli, ho da tempo preso la decisione di affiancare alle teorie che espongo, anche dei suggerimenti personali per uscire da certe situazioni poco piacevoli.
Ve ne espongo alcuni esempi.
Il nemico.
Parafrasando Sun Tzu, “Se conosci il nemico e te stesso di sicuro vincerai”. Il modo migliore per essere certi di vincere una guerra è assicurarsi la vittoria ancora prima di iniziare a combattere: questo è il principio fondante dell’Arte della guerra, con ogni probabilità il più antico manuale strategico della storia.
Per la battaglia spirituale che si sta combattendo non vedo un altro percorso da seguire.
Il nemico da combattere è il male, inteso in tutte le sue declinazioni:
corporeo e psichico, che si oppone al bene, contrario alla giustizia, alla morale e all’onestà.
Riconoscerlo è facile.
Dato che il male odia l’uomo e il creato, tutto i suoi atti sono mirati all’annichilamento dell’essere umano e del suo ambiente naturale.
La famiglia, in primo luogo, perché forza umanizzante nella società.
Ogni famiglia sostiene valori non materiali, abbraccia la tradizione e sostiene un equilibrio di diritti e responsabilità. Sarebbe impossibile per la famiglia esistere senza un sistema di moralità basato sull’altruismo.
Il male odia anche la natura, che è stata creata come ambiente per l’uomo. La odia perché essa aumenta le nostre possibilità di percepire il divino, qual è il nostro potenziale e i nostri doveri come esseri umani.
A riprova di ciò che affermo, è fuori dubbio che è in atto la dissoluzione della nostra civiltà: attraverso l’ingiustizia e il nichilismo, il sistema è arrivato a profanare il bello in ogni campo, a cominciare dalla natura per terminare all’uomo stesso.
Faccio un esempio, per rendere più scorrevole il ragionamento.
Oggi non c’è paura nel compiere un atto quale l’aborto.
Tutto viene organizzato nei minimi dettagli, come fosse una routine qualsiasi. Ci sono aziende che praticano aborti come su una catena di montaggio. Questo perché si è disumanizzato il feto.
Facendolo apparire come un grumo di cellule, e non come un germoglio di vita, si è di fatto operato un maquillage delle coscienze degli uomini disumanizzandoli a loro volta.
Si è partito dal grumo di cellule per arrivare a proporre aborti al nono mese o post natali.
Proprio in questi giorni, si discute sui social e sui media della tragica storia di Chiara Petroli, la 22enne di Traversetolo che è accusata dell’omicidio dei suoi due figli neonati, trovati nel giardino di casa dove la giovane viveva con i suoi genitori.
Un vergognoso dibattito sul “quando” questi due neonati avrebbero dovuto essere eliminati, come se il problema fosse solo il modo o il momento in cui la ragazza ha fatto fuori i suoi due figli, e non il perché lo abbia fatto.
Questo é il segno di come il male ha lavorato nel tempo e a fondo nella nostra società, rendendola cinica e priva di amore.
Ma non dovete fermarvi al primo concetto.
Se state ben attenti a ciò che vi accade attorno, tutto l’apparato narrativo/propagandistico (cinema e informazione) è oggi proteso a relativizzare i concetti quali “donna” e “uomo” , ma anche di “bambino” e “adulto”, per istituzionalizzare la pedofilia.
Il ragionevole e il demenziale, il bello e il brutto, la libertà e la tirannia sono diventati concetti obsoleti. Tutto ciò che chiamiamo “occidente” pare un castello sotto assedio e in procinto di crollare.
Il tutto con il solo fine di creare nuovi schiavi, convinti di essere liberi, privi di appartenenza e di legami affettivi e sociali, eradicati da storia e culture.
Come si vince questa guerra.
Se ci fermiamo a guardare solo la forza del male, rischiamo di essere inebetiti da esso. Bisogna, invece, scrollarsi di dosso le paure che egli usa per dominarci.
Il male non può in nessun modo costruire alcunché.
Può solo distruggere. Per questo motivo è anche facilmente riconoscibile.
Tante pentole e nessun coperchio, in definitiva.
La migliore arma per combattere il male è l’Amore, in tutte le sue declinazioni (Prima lettera ai Corinzi 13:1-13), verso se stessi e il prossimo.
E’ fondamentale conoscere e capire se stessi, in quanto è il punto di partenza per relazionarsi con gli altri e, quindi, vivere la comunità umana in cui siamo immersi e connessi.
E’ basilare riprendere a intrecciare rapporti sociali (spesso non conosciamo neppure i nostri vicini di casa o i nostri condomini).
Se non si ama con rispetto se stessi, non si realizza la nostra natura nell’andare verso gli altri, ma si resta soltanto spettatori a vedere ciò che ci succede intorno, fuori nel mondo!
Si deve cercare dentro di noi la forza per far venire fuori tutto il bene di cui siamo capaci, rinunciando a egoismo, apatia, pessimismo e orgoglio.
Altro punto centrale è smetterla di quantificare cose e persone, monetizzare azioni e pensieri.
E’ il male che etichetta tutto.
Dobbiamo iniziare a pensare che automobili, lavatrici, frighi, lavastoviglie, computer, telefonini, non sono il progresso. Sono semplici comodità che ci ha portato il progresso, e per raggiungere queste comodità, oggi compiamo atti o sottostiamo a imposizioni che non sono umani.
Ci sono altri modi per ottenere queste stesse comodità, rendendo il progresso stesso più umano.
L’uomo deve “lavorare per vivere”, e non “vivere per lavorare”.
Il lavoro deve, inoltre, valorizzare l’uomo e il suo ingegno.
Le macchine, l’intelligenza artificiale, devono supportare l’uomo nel lavoro, sollevarlo dalle fatiche e dai rischi, non sostituirlo.
Attraverso il lavoro l’uomo deve crescere e far crescere la propria comunità e società, non solo i conti in banca di chi organizza il lavoro.
Amare e rispettare se stessi significa anche amare e rispettare la natura.
La natura ci arricchisce, spiritualmente, culturalmente e storicamente.
Ci collega a quelle migliaia di generazioni di esseri umani che erano qui prima che ci fossimo noi e i nostri computer portatili. E ci collega alla lezione spirituale più importante di tutte le religioni organizzate che conosciamo oggi: Dio ci parla anche attraverso tutto il creato, e avere rispetto di questo significa avere rispetto di Dio e di noi stessi. Ed è per questo che dobbiamo preservare la natura, non per le quantità di carbonio.
C’è bisogno di ribaltare tutti i tavoli su cui si è “lavorato” sin d’ora, ma per farlo si deve riprendere il filo del discorso tra noi e Dio.
Solo con la consapevolezza di ciò si potranno affrontare tutte le sfide che il male ha ancore in serbo per noi.
Dobbiamo ritornare a dare il giusto valore a ogni cosa, alla bellezza, ai sorrisi, al rispetto, a far battere il cuore per ogni cosa bella che ci circonda, respingendo il brutto che ci vogliono imporre, le menzogne e le ipocrisie con cui vogliono soffocarci.
Solo così potremo superare, insieme, tutte le paure, compresa la morte.
Ogni volta che mi soffermo su questi aspetti inizio a rattristarmi.
Non so se è solamente un mio sogno, e se non lo è, credo che io non ne vedrò mai la realizzazione.
Spero fortemente possano viverlo i miei figli.
Cerco di trascorrere più tempo a essere grato per tutto il bene che mi circonda, e ce n’è molto, molto di più di quanto male ci sia.
Quello che mi fa veramente stare bene è sapere che alla fine il bene vincerà, punto.
Non so dove si andrà a parare, non posso nemmeno indovinarlo, posso solo immaginarlo e indicare ad altri trappole e pericoli.
Ma so chi vincerà alla fine, e questo mi basta.