L’anno che verrà.
L’anno che verrà.

L’anno che verrà.

Il 2024 ha quindi esalato il suo ultimo respiro, e dobbiamo ammettere che, in questo ultimo anno, siamo stati testimoni di eventi che nessuno avrebbe mai immaginato. 
Ciò di cui molti non si sono accorti è che, a partire dal 2022, gli eventi si sono verificati in modo sistematico per non creare panico e rendere le “guerre” un evento generalizzato, così che nessuno mettesse in dubbio ciò che si stava ancora preparando!
Abbiamo visto guerre in acque profonde, attacchi diretti alle centrali nucleari, l’uso di armi nucleari convenzionali, e nessuno ha fatto alcuna obiezione, abbiamo persino visto guerre spaziali, e anche in questo caso nessuna obiezione, nessuna domanda!
Il 2025 non sarà una festa, come molti già immaginano, ma sarà un anno di ulteriori conflitti tra chi si contenderà la leadership mondiale: USA e Cina.


U.S.A.
La vittoria del repubblicano Donald Trump nell’ultima tornata elettorale del 2024, che lo ha eletto quale 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, potrebbe essere un nuovo spartiacque della storia come ce ne sono stati tanti in passato. Ho scritto “potrebbe” perché ho più volte avuto esperienza, anche personale, di vedere morire la speranza alle prime luci del mattino. Se sarà uno spartiacque, lo sarà senz’altro per gli Stati Uniti perché Trump farà sicuramente tesoro dell’esperienza passata quattro anni fa, dove fu sotto attacco dei soliti noti (magistratura, media e associazioni sorosiane) per tutta la legislatura.
In parte lo ha già fatto, ed è stata proprio la scelta della sua squadra di governo il segreto di questa nuova vittoria: personaggi non solo noti, ma anche influenti sul panorama americano e mondiale.

Ad esempio J.D. Vance, scelto come suo vice alla presidenza. È noto soprattutto per la sua ferma posizione contro gli aiuti degli Stati Uniti all’Ucraina e per essere stato il candidato del partito repubblicano alla vicepresidenza nelle elezioni del 2024.

Poi Robert F. Kennedy Jr. che ha avuto sempre una posizione contro il controllo tecnocratico sulle informazioni, soprattutto durante l’era del COVID-19.

Et last but not least, Elon Musk, eccentrico multi miliardario sudafricano, genio assoluto, visionario senza pari, col Q.I. di 190/300.

Trump dovrà però fare i conti con la Russia da una parte, il che non sarà facile, e con la rinascita dell’ISIS in Siria dall’altra, e, anche li, non sarà una matassa facile da sbrogliare.
Inoltre l’amministrazione Biden ha lasciato non poche mine sul suo cammino:
un deficit record che, come dicono gli analisti, nel 2024 supererà il 6,7% del Pil a causa delle spese aggiuntive per prestiti agli studenti, Medicaid (il programma federale sanitario degli USA), gli aiuti alle banche e le guerre al fianco di Ucraina e Israele, e una situazione a dir poco disastrosa sul confine meridionale, dove la crisi migratoria al confine con il Messico, che ha infiammato i toni della campagna elettorale, ha raggiunto il suo apice con il Texas che ha più volte minacciato il potere federale e l’amministrazione Biden, fino a palesare una sorta di guerra civile.

Sicuramente, con questa elezione, si è chiuso un secolo, il novecento. Con venticinque anni di ritardo, ma si è chiuso.
Ma è finita anche un’era, quella degli Stati Uniti come unico interlocutore, politico ed economico, sullo scacchiere mondiale.
E si è altresì chiuso un cerchio, che parte dal globalismo imposto come nuova religione, passa attraverso l’economia dei Paesi emergenti e i BRICS, e termina con un mondo multipolare che sta nascendo.
Sarà vera gloria?
La speranza è l’ultima a morire, si sa.
Lo vedremo con il prossimo sorgere del sole.

CINA.
Nel 2025 ciò che la maggior parte del mondo guarderà sarà la Cina, la quale innescherà la nuova linea temporale (quella si che lo sarà) con la sua invasione di Taiwan. Su questo evento, le uniche domande che rimangono sono: dove e quando.
Se eliminiamo dai fatti la propaganda mediatica, si potrà vedere che è innegabile la superiorità militare raggiunta dalla Cina, specialmente nella regione Asia-Pacifico.
E’ stato raggiunto un punto nel quale USA, NATO e i principali contendenti della Cina nella regione, India e Giappone, si chiedano cos’altro stia nascondendo la Cina. Il punto critico sarà l’invasione di Taiwan dove tutti i personaggi principali si dovrebbero preparare molto bene, soprattutto diplomaticamente, per non commettere gli errori strategici del recente passato.
La Cina si è dimostrata, in questi ultimi anni, una potenza non solo militare. Ha avuto anche grandi affermazioni dal punto di vista diplomatico (intrecciando nuovi e più stretti rapporti con la Russia e i paesi emergenti) e, nonostante dazi e sanzioni, sul piano economico. Basta guardare le statistiche: nonostante mille problemi, anche nel 2024 l’economia cinese dovrebbe crescere intorno al 4,5 per cento, che è meno del 5 auspicato, ma è comunque parecchio.

Mentre il mondo Occidentale è impantanato in ridicole e controproducenti politiche “Green”, le vendite di auto elettriche in Cina sono le uniche a crescere. Secondo il Financial Times, nel 2025 in Cina le vendite di veicoli elettrici dovrebbero superare le vendite delle auto con motori a combustione interna, affossando ogni previsione e superando di gran lungo la concorrenza occidentale.
Una svolta storica che porta il maggiore mercato automobilistico del mondo qualche decennio avanti rispetto ai concorrenti occidentali.
Anzi, mentre le case estere produttrici di auto elettriche si sono dimostrate lente ad adeguarsi al ritmo del nuovo mercato e nel lancio di nuovi modelli, così che ora dovranno gestire la perdita di quello che per loro è stato, fino a ieri, il motore dei profitti globali, i produttori di auto cinesi si sono impegnati oltre che in una sanguinosa competizione attraverso il lancio frenetico di nuovi modelli, anche in una e vera guerra dei prezzi.
Questa nuova leadership cinese potrebbe evolversi in una nuova motorizzazione di massa nei paesi emergenti, continuando a supportare, come già fanno, lo sviluppo delle loro infrastrutture: dalle centrali elettriche, anche nucleari, fino alle colonnine di ricarica.
I nuovi dazi minacciati da Trump all’economia cinese, e le promesse riguardo una politica commerciale protezionistica particolarmente aggressiva nei confronti di Pechino, potrebbero porre vari fattori di incertezza sui mercati internazionali fino ad eventuali shock di mercato, che potrebbero rivelarsi controproducenti per entrambi.
Credo che ci saranno spazi per negoziazioni e per approcci graduali e selettivi, che permetteranno alla Cina e agli USA di continuare a crescere.

Discorsi a parte meritano due spettatori interessati ai vari movimenti politico-economici che avverranno sullo scacchiere internazionale: Russia e UE.

Russia.
La Russia si è dimostrata essere una superpotenza militare ed economica difficile da scalfire.
Nonostante l’accerchiamento militare da parte della NATO e le sanzioni e le ritorsioni economiche subite a causa “dell’operazione militare” in Ucraina, è riuscita a mantenere la barra a dritta.
Dal punto di vista militare ci sono fondate possibilità che nel 2025 si chiuda la guerra in Ucraina, la caduta dell’alleato Assad sembra dover preoccupare più Trump che Putin, e il riavvicinamento alla Cina dovrebbe portare a una maggiore sicurezza strategica.
Il nuovo missile russo balistico ipersonico Oreshnik ha mostrato al mondo che, seppur ferito, l’Orso Russo ha ancora tutti gli artigli a disposizione.
L’economia di guerra che ha permeato la società russa di questi ultimi anni, inizia a dare segni di criticità con l’inflazione che sale e il Rublo che rimane debole sui mercati.
Inoltre la politica della Banca Centrale Russa che mira a mantenere alti i tassi di interesse per drenare, appunto, l’inflazione, provoca scontento nel mondo imprenditoriale per via dei costi elevati per prestiti e investimenti.
Pur pressata da più parti, ad ovest dagli stati “democratici” e ad est dalla Cina, l’economia Russa risulta comunque in crescita grazie anche al consolidamento dei Brics, che fanno registrare crescite esponenziali di tutte le economie dei partecipanti, e la fine della guerra in Ucraina non potrà che portare benefici.
Grazie ai Brics, poi, nel 2025 potremo assistere alla nascita di una nuova moneta e di un nuovo sistema di pagamento internazionale, il QFS, basato su beni reali come l’oro e altre materie prime.

U.E.
La UE sembra sempre più la brutta copia di ciò che avevano pensato di lei i padri fondatori nel 1957 col Trattato di Roma. Quella era di cooperazione tra gli stati appena usciti dalla seconda guerra mondiale sembra essersi persa per sempre.
Se gli USA da allora hanno creato un vero e proprio impero, gli stati europei non solo ne sono diventati una provincia, ma anche una provincia marginale e sacrificabile.
In campo economico, tutto quanto è stato fatto dalla UE in questi ultimi decenni era solo per accondiscendere ai voleri americani.
Basta guardare alle economie odierne della Germania e della Francia, un tempo giudicate “locomotive”, e oggi praticamente sull’orlo del collasso per ubbidire agli ordini di Washington che imponevano l’interruzione dei rapporti con Mosca e Pechino, due mercati strategici per l’encomia europea.
Ma mentre Washington beneficiava dell’aumento delle sue esportazioni in Europa, le capitali europee hanno iniziato a collassare a causa degli alti costi energetici imposti dagli USA, dalla scarsità del mercato interno per l’elevato costo dei suoi prodotti, e dall’impossibilità di competere sul mercato internazionale.
Da non sottovalutare, inoltre, l’elevato numero di cittadini extracomunitari che continuano a sbarcare sul suolo europeo e che hanno minato non solo le radici culturali di tutti gli stati della UE, ma hanno innalzato ulteriormente, se mai ce ne fosse stato bisogno, il tasso di disoccupazione e il potere d’acquisto dei salari, rendendo ancor più critico il mercato interno.
Sotto l’aspetto militare, la UE non sembra avere la forza di reggere ancora a lungo il confronto a distanza cona la Russia. Le continue risorse finanziarie e di materiale bellico inviate a Kiev stentano a essere sostituite. Inoltre la velata minaccia di Trump di uscire dalla NATO non può che peggiorare la situazione.
Non basterà un anno, il 2025, a migliorare questa situazione, a meno di drastici ripensamenti e riposizionamenti sullo scacchiere internazionale.
Ma in guerra, come in amore, bisogna essere in due, e la UE risulta essere sempre più isolata rispetto al resto del mondo, sia in campo energetico che strategico, attendendo le decisioni l’imperatore di turno.

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