“Quando, tempo fa, gli dei crearono la Terra
l’Uomo fu modellato alla nascita sulla bella immagine di Giove.
Le bestie in minor parte furono poi disegnate,
eppure erano troppo lontane dall’umanità.
Per riempire la distanza, e ricongiungere il resto all’Uomo,
gli ospiti dell’Olimpo architettarono un piano intelligente:
scolpirono una bestia in figura semi-umana,
la riempirono di vizio, e chiamarono la cosa Negro.” (On the creation of Niggers – H.P.L.)
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ORRORE. Chiunque si trovi a leggere una dichiarazione del genere dovrebbe provare orrore, perlomeno secondo taluni “illuminati” individui; secondo altri, invece, la venuta dell’uomo negro non sarebbe tanto dissimile da come descritta poc’anzi. Ebbene ritengo che entrambe le posizioni sono inaccettabili, in quanto entrambe soffrono di un terribile errore di fondo che consiste nel porre l’irrazionalità come metro di giudizio.
Irrazionale, ovvero – In contrasto con la razionalità o la funzionalità – secondo il dizionario.
Sicuramente le emozioni umane derivano dall’irrazionale che soggiace all’istinto, caratteristica comune che attraverso processi di causa ed effetto regola la vita di ogni essere vivente, e che ci avvicina ad una condizione animale. Ad impedire però che l’uomo ceda completamente al suo lato bestiale vi è la coscienza, che in quanto tale dona all’uomo stesso una metodologia diversa per approcciarsi ai vari problemi della vita. Che lo si spieghi filosoficamente, scientificamente oppure teologicamente, possiamo affermare che se l’essere umano non si contende la carcassa di qualche animale camminando carponi, ansante, mentre si azzuffa a morsi con qualche suo rivale, lo dobbiamo alla coscienza razionale che tiene a bada l’istinto.
Altrettanto sicuramente possiamo affermare che fra i sentimenti istintivi più irrazionali c’è la paura; non v’è niente di così vitale, e allo stesso tempo così dannoso per l’essere umano che la paura. Se da una parte essa ci permette di riconoscere determinati limiti e pertanto frena azioni potenzialmente fatali, dall’altra può trascinarci in una spirale tale da annullare la nostra natura, gettandoci nello sconforto e nell’incapacità di far fronte alla vita. La declinazione massima oltre cui si giunge al punto di non ritorno è l’orrore; l’orrore che non ha direzione, che sopraggiunge insidiandoci giorno dopo giorno fino a consumare ogni residuo di coscienza razionale e che infine getta i nostri resti in pasto alla follia. E quando si parla di orrore, quello vero, non ci si può esimere dal chiamare in causa Howard Phillips Lovecraft.
Lo scrittore che più di ogni altro è riuscito ad avvicinare i suoi lettori alla comprensione dell’orrore quale insidia inconcepibile e incomprensibile, per il solitario di Providence la paura più grande deriva dall’ignoto, da ciò che in qualità di esseri razionali non riusciamo a comprendere:
“Penso che il destino degli uomini sarebbe ancora più crudele di quanto già sia, se la nostra mente non fosse incapace di mettere in rapporto tra loro tutte le cose che avvengono in questo mondo. La nostra vita si svolge nei confini di una pacifica isola di ignoranza, circondata dagli oscuri mari dell’infinito, e non credo che ci convenga spingerci troppo lontano da essa. Finora le scienze, progredendo passo passo nel campo d’azione proprio a ciascuna, non ci hanno arrecato troppo danno: ma un giorno o l’altro, quando infine si riuniranno le varie parti del sapere, oggi ancora sparse qua e là, si presenterà ai nostri occhi una visione talmente terrificante della realtà e della terribile parte che noi abbiamo in essa, che se non impazziremo dinanzi a una simile rivelazione, tenteremo di fuggire quella vista mortale rifugiandoci nell’oscurità di un nuovo medioevo.“
Lovecraft non fù soltanto uno scrittore immenso, un demiurgo degli orrori, un profeta dei limiti umani ma fù anche un’indagatore dell’animo umano; scrisse molto di tematiche che oggi chiameremmo “socialmente impegnate” e comprese appieno la degenerazione che si sarebbe abbattuta sulla civiltà occidentale negli anni a venire. Se la paura è funzionale all’essere umano come emozione inconsulta è quanto mai dannosa se utilizzata per comprendere la realtà.
Forse alcuni di voi saranno sorpresi dall’apprendere che il testo iniziale a firma H.P.L è parte di uno scritto di Lovecraft, che costui aveva delle opinioni che se fossero espresse al giorno d’oggi costerebbero il carcere e che si dichiarava un convinto sostenitore della supremazia (CULTURALE) Occidentale, specie degli uomini bianchi. Disprezzava equamente “negri” e “gialli”, a meno che non fossero educati ai precetti di cui sopra.
“Ma come” qualcuno dirà ” un simile letterato, così sensibile all’animo umano…razzista? ignorante? stupido?”
Sarebbe pur facile etichettarlo così, oggigiorno, e magari toccherebbe sentir proferire tali improperi da parte di un individuo che a malapena riesce in un banale dialogo. Viviamo l’epoca in cui si ritiene l’uomo progredito, l’uomo che grazie all’intelletto ha scoperto l’uguaglianza inter-etnica riuscendo finalmente a portare la luce dopo l’oscurità del tetro medioevo – termine ormai sorto a epiteto vezzeggiativo che nulla concerne la definizione spaziale di epoca – che ad ogni giorno passato pare più vicino di quanto non sia. Un epoca dove qualcuno potrebbe definire stupido Lovecraft.
Tutta l’intellighenzia, intesa come casta culturale che domina in Italia e non solo, s-ragiona esattamente come un’individuo vinto dalla paura; condannano, cancellano, riscrivono ogni cosa che sia contro un dato tipo di pensiero oggigiorno imperante. E quale altro comportamento, se non quello dettato da una paura irrazionale, potrebbe spingere un individuo a tali azioni?
Essi sono irrazionali e pretendono di rapportarsi alla realtà usando come metro di giudizio proprio il sentimento che più di tutti comporta la perdita della percezione. Ogni cosa è ammantata dalla paura, ogni azione svolta nella nostra società puzza di terrore, e lo abbiamo visto a proposito del virus. E lo vediamo quotidianamente quando si parla di “diritti civili”…vi è una dannata posizione affrontata da un punto di vista razionale all’interno di tali dibattiti?
Toccare certi argomenti, da una visione opposta a quello dominante, comporta l’accettazione di una serie di epiteti che contengono la radice etimologica phobia, tradotta brutalmente come paura incondizionata. Sei razzista, omofobo etc in quanto hai paura del diverso, quindi con il diverso ti rapporti irrazionalmente. Ma quelli che affermano tracotanti questo utilizzano la paura per scongiurare comportamenti simili, minacciando multe, prigioni e anche peggio per chiunque non si pieghi alle loro verità.
E la realtà e che queste scuole di pensiero (sigh) s-ragionano – intrise di paura quali sono – subendo il terrore di non essere accettati rispondendo tramite il terrore per farsi accettare. Che senso ha tutto questo?
Non capire che la storia è una contestualizzazione di eventi che mai dovrebbero essere giudicati e valutati secondo il metro di giudizio presente, sta alla base di un ragionamento razionalmente consono; affermare il contrario di questo principio equivale a cedere la ragione alle barbarie.
Nessuno mai dovrebbe sognarsi di valutare l’uomo Lovecraft e le sue opere come frutto di una personalità ignorante o inferiore poiché capace di affermare cose come quelle riportate all’inizio dell’articolo. Quando la paura guida le azioni di un uomo indirizzandole allora finirà anche per inghiottirne la civiltà.
Basta constatare ciò che succede con il movimento Black Live Matters in USA, che propone l’abbattimento di statue e la cancellazione di tutto ciò che arbitrariamente viene definito diffamatorio dalla comunità nera; qual’è la differenza fra loro e il Ku Klux Klan a livello concettuale? Nessuna, entrambe le fazioni sono sorte dalla paura e con la paura vogliono sottomettere gli altri ma in ogni caso l’elite culturale si inginocchia con il pugno alzato, non gira con il cappuccio bianco. Eppure tutto ciò che non si adegua all’ideologia dietro ai BLM viene censurato, oppure, se troppo influente per essere nascosto, riscritto completamente.
La grande N, solerte come poche quando si tratta di servire le paure inconsulte delle persone ha finanziato e prodotto una serie tv denominata Lovecraft Country: sebbene la sua figura potrebbe tranquillamente essere posta al centro della santa inquisizione, con tanto di rimozione della statua e boicottaggio delle opere, nessuno arriverebbe a tanto visto l’immortalità letteraria che ammanta Lovecraft. Pertanto hanno deciso di riscrivere la sua opera, ambientando la storia della serie in un villaggio condizionato fortemente dal razzismo e con protagonista un afro-americano che affronta tematiche mai affrontate nelle opere di Lovecraft. Chiunque – la maggior parte ormai – fruirà del nome dello scrittore unicamente dal mezzo TV, senza passare dai suoi libri, finirà per farsi un idea completamente sbagliata su di esso.
Non tanto perché Lovecraft sia stato razzista o lo siano le sue opere, bensì per il fatto che sfruttando il suo nome si riscrive un pezzo di storia; a quando il prossimo passo e cioè la riscrittura funzionale al pensiero omologante dei suoi racconti? Perché continuando di questa lena arriveremo presto a questi livelli.
Quest’epoca di fallimenti umani e non – dominati dall’irrazionalità e dall’orrore cosmico che forse nemmeno H.P. avrebbe ponderato – ha costituito una classe di letterati e artisti perlopiù incapaci di creare se non rivisitando le opere altrui; incapaci di aspirare all’immortalità si concedono il tacito consenso e una rendita tutta votata al presente da buoni materialisti malati di estetica quali sono. Un esempio preponderante di questo fenomeno ci coinvolge direttamente, in quanto Italiani: il buon Guillermo del Toro si occuperà di realizzare un film di animazione in stop-motion tratto dal Pinocchio di Collodi. Forse la pochezza di un epoca la si constata dal tentativo spasmodico di riproporre continuamente in nuova veste classici del passato ma se non altro omaggiare i grandi classici mantenendone inalterato lo spirito e un modo per proseguire la loro immortalità.
Tuttavia ambientare la storia negli anni ’30 e trasformare Pinocchio in un anti-fascita militante è davvero troppo; come detto, “incapaci di creare”, ma capacissimi di sfruttare la fama riflessa di un opera per stravolgerla: Pinocchio passerà così da favola di formazione adatta ad intrattenere ed educare un bambino a mero strumento propagandistico che nulla rifletterà della sua opera originaria. Quando si è incapaci di modellare dei miti formativi si possono sempre rimodellare quelli già presenti per i propri fini, come ha compreso il seppur bravo del Toro e prima ancora di lui l’onnipotente N.
La manipolazione posta in essere in ogni ambito multidisciplinare da parte di una consistente fetta di “scienziati” dell’eugenetica non conosce limiti; la riscrittura della storia passa anche dal coinvolgimento della cosiddetta “pop art”, l’arte popolare – quella che per capirci accomuna la casalinga di Rimasco al broker di Milano – che detiene l’enorme vantaggio di coinvolgere la popolazione in ogni aspetto culturale. Quale miglior modo possibile, dunque, se non incanalare le paure in modo da tramandare determinati concetti vitali per perseguire il tanto decantato “progresso? Con essa detengono l’imperio dell’irrazionalità che schiaccia ogni buon senso e detona direttamente gli impulsi più bestiali, motivati dal tentativo di sopravvivere alla paura stessa.
Lovecraft non credeva in un realtà a-priori, ritenendola invece generata dalle nostre percezione, formulata dall’essere umano come auto-difesa, in quanto se così non fosse dovremmo riconoscere la nostra ignoranza nel discernere ciò che è reale da ciò che non lo è, finendo per gettarci nella disperazione più totale derivante dal terrore provato nei confronti dell’ignoto; in quanto esseri razionali con essa ci manteniamo savi, anche se questa razionalità può spingerci arrogantemente in territori che sarebbe meglio non calpestare mai. Nei suoi racconti molti “eventi spiacevoli” accadono per questo motivo, per il semplice fatto che l’essere umano non riesce a starsene tranquillo in una stanza.
Certo il buon Lovecraft non avrebbe immaginato che decenni dopo la sua salita all’Olimpo la paura sarebbe stata utilizzata proprio per rendere irrazionale la creatura che più di tutte si ritiene tale, gettando nella follia migliaia di uomini per il semplice gusto di dominare attraverso l’egemonia culturale la creatività, onde ricreare una serie infinita di soggetti omologati come frutto di un qualsiasi prodotto partorito da una catena di montaggio.
Il solitario di Providence, a suo tempo, mise in guardia da una simile deriva culturale i suoi concittadini che si può dire, osservando ciò che succede dilà dall’oceano, pare non abbiano compreso appieno la lezione. Di una cosa però sono sicuro e cioè che mai si sarebbe inginocchiato di fronte a chi – vittima della folle paura – e tramite la folle paura stessa, vorrebbe piegare l’uomo al dominio di Cthulhu.
“La cosa che personalmente mi provoca più orrore di tutte è il tentativo dell’ignorante funzionale di livellare alla sua condizione quante più persone possibili, riuscendovi alfine”
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