Nei giorni che seguono il Natale, e ci accompagnano verso il nuovo anno e lo introducono, mi capita a volte di fermarmi per fare due conti con il passato, tentando di aggiustare la mira della vita e magari dare uno sguardo su cosa ci preservi il futuro.
Alcuni si affidano a maghi e fattucchiere, altri più semplicemente seguono le previsioni astrologiche.
Io invece da un po’ di tempo seguo scrupolosamente l’insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo:
(Matteo 16,1-4)
I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona». E lasciatili, se ne andò.
(Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Due brani simili, una stessa risposta. Agli uomini di allora che chiedevano un segno, Gesù svela a loro, e a noi, la Quaresima. Come il profeta Giona, dopo tre giorni nel ventre della balena, annuncia agli abitanti di Ninive la liberazione dalla corruzione attraverso la penitenza e la conversione, così Gesù dopo tre giorni nel ventre della terra, risorge per donare agli uomini una nuova vita.
Gran parte delle dispute coi farisei vertevano sui tempi (tipo il sabato), come se il compiere il bene fosse vincolato a determinati momenti. Gesù annuncia che il tempo con lui è kairòs, è il tempo giusto, è gravido. Non è più Cronos che divora i suoi figli. Non lasciatevi spaventare dal tempo e dai tempi, è il momento di convertirsi, cioè smettere di guardare a se stessi e guardare a Dio.
Non voglio assolutamente tediare nessuno con astruse lezioni di catechismo o di teologia che non mi competono.
Vorrei soltanto prendere spunto da un brano conosciuto ai piu’ per parlare di un pensiero che attanaglia le menti dell’umanità intera appena entrati in questo 2024: quale futuro per l’uomo?
Discorso vastissimo da fare.
Ce n’e’un gran parlare a riguardo in questi giorni, soprattutto su alcuni media mainstream. Tutti a seguire le parole di una ragazzina, che alcuni vorrebbero insignita di onorificenze neanche fosse “LaScienza” fatta persona. La ragazzina in questione prevede l’estinzione dell’umanità entro pochi decenni a causa delle malefatte umane in tema di inquinamento. Ma su questo tema ho già scritto e non voglio ripetermi. Vorrei concentrarmi invece su ciò che sta accadendo nella nostra società. Argomento altrettanto arduo da trattare, ma fortunatamente posso avvalermi delle parole e delle testimonianze di alcune “Cassandre” di casa nostra, tralasciando felicemente profeti di sventura vari, Nostradamus compreso.
Quindi parto con il sottolineare un punto: “Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? “
Oggi di quale segno dei tempi possiamo parlare?
Tempo fa leggevo una interessante intervista all’antropologa Ida Magli, morta nel febbraio 2016. Alla sua morte le fu riservato un trattamento vergognoso da parte dei media italiani, gli stessi che oggi osannano la ragazzina. Un trattamento per lo più riservato ai “traditori” che passano da sinistra a destra. Lo stesso che fu riservato a un’altra figura di spicco nel panorama culturale italiano: Oriana Fallaci, deceduta per un male incurabile esattamente 10 anni prima, nel settembre 2006.
Brevi articoli nella sezione della Cronaca. Come dire che Ida e Oriana non avevano fatto vera cultura nonostante le dozzine di libri scientifici, romanzi e articoli scritti sulle più prestigiose riviste europee e mondiali. Alcuni di quegli scitti sono poi diventati dei classici.
Ida Magli scrive nel 1996:
“Religione e lingua sono i pilastri della identità di un popolo. L’immigrazione di massa dai Paesi musulmani rischia di avere un impatto disastroso”. Scrive che ci andranno di mezzo la nostra cultura e la laicità dello Stato: «È indispensabile una legislazione rigida per fare in modo che almeno non ne arrivino troppi. Ripeto: gli islamici sono una popolazione forte, con una religione forte, non possono in alcun modo essere integrati nel nostro contesto (come in nessun altro contesto: vedi l’esempio francese), anche se lo volessero, ma naturalmente non lo vogliono. L’integrazione è impossibile già al livello, che sarebbe indispensabile, delle leggi: perché il Corano è un codice sia civile sia religioso». In ballo ci sono libertà costate secoli di guerre anche fratricide: «Questo rende l’islamismo fortissimo e immodificabile, perché un testo sacro non lo si può manipolare secondo i bisogni. Questo significa anche che tutto quello che noi abbiamo così duramente conquistato nel corso della storia, ossia l’affermazione di un’etica scissa dal sacro, è incompatibile con la loro visione del mondo. Noi non dobbiamo imporre a loro la nostra: è una cosa che abbiamo fatto in passato ed era una violenza gravissima. Ma proprio perché sappiamo bene a quali irrimediabili conflitti si va incontro, abbiamo il dovere e il diritto di prevenirli».
Inoltre la Magli fu la prima a contestare i trattati che superavano il Mercato Comune Europer e che miravano dritto alla UE e alla moneta unica (il non ancora varato euro) definita «una grave violenza dei governanti sul popolo». “La ricchezza dell’Europa sta nella sua infinità varietà. L’omologazione, da ottenersi attraverso l’ideologia del politicamente corretto, alla lunga sancirà proprio la fine del Vecchio continente”. Per l’antropologa, l’Unione era antistorica e insensata. Le nazioni europee avevano combattuto a lungo per ottenere o mantenere l’indipendenza. Ora dovevano cedere sovranità a organi dall’incerta legittimazione democratica. Nell’area geografica interessata, si parlavano e si parlano decine di lingue diverse: e la lingua, assieme alla religione, è il primo fattore che unisce un popolo e lo divide dagli altri. Non si tratta certo di negare la grandezza e anche una certa uniformità di fondo della cultura europea. Al contrario, la Magli intendeva preservare l’unicità del contributo offerto da ogni nazione, evitando l’omologazione imposta da Bruxelles: “Non sappiamo chi sia stato a ideare un tale strumento di potere per dominare gli uomini e indurli a comportarsi secondo la volontà dei governanti, evoluzione terrificante di quella che un tempo si chiamava censura. (…). Politicamente corretto. Non corretto dal punto di vista politico, ma corretto dal Potere. Politica e Potere sono la stessa cosa”.
Un’analisi forte e coraggiosa del rapporto tra Islam ed Occidente.
Da antropologa, ripercorreva la storia e analizzava il futuro cui il nostro Paese andava incontro. Prefigurava un futuro nero, sotto molteplici aspetti. Immaginava un tempo in cui verranno meno gli ospedali pubblici e l’Inps: “Lo Stato socialista, quale è quello italiano, gestisce la sanità, la scuola di ogni ordine e grado, le università, le pensioni, ma nessuno Stato socialista è mai sfuggito, in nessuno dei luoghi dove è stato realizzato, alla corruzione politica, al dominio assoluto sulla vita e sul pensiero dei cittadini, all’impoverimento della maggior parte della popolazione e infine al crollo di tutte le strutture che lo reggevano”.
Un futuro in cui la televisione, l’arte, la letteratura, il cinema contribuiranno al crollo demografico: “L’ideologia dell’accoglienza è l’arma più efficace per depotenziare la vitalità, la fiducia in se stesso, la forza di un popolo e indurlo all’estinzione”.
Vedeva in Bergoglio il gesuita temibile: “L’ordine dei gesuiti è stato creato da Sant’Ignazio per difendere il papato in un momento di crisi. Fare Papa un gesuita è come mettere un pretoriano al posto dell’imperatore”. Considerava la sua elezione un rimedio estremo e purtroppo inutile: “La Chiesa di oggi o la salvi con la severità oppure con la misericordina non la salvi. Che ci fanno gli europei con la misericordina? La tattica di Bergoglio è fallita in partenza”.
Ripensando alle ultime idiozie, dette e scritte, sulla Marcia di Radetzky, mi è tornato in mente una sua frase lungimirante: «È talmente triste vedere disfarsi in pochissimo tempo un mondo, una civiltà preziosa, ricca delle più belle produzioni dello spirito umano, sapere che non risuoneranno più le musiche né di Beethoven né di Verdi; che nessun Raffaello, nessun Giotto, nessun Rembrandt sarà più guardato con gli occhi ammirati di chi sa quale dono sia per l’umanità l’esistenza degli artisti»…
Sono considerazioni di pura scienza antropologica, prima di essere etichettati in qualsivoglia maniera, devono essere confutati.
«Ogni modello culturale possiede una “forma” […] e rigetta perciò gli elementi estranei non compatibili, in analogia con il sistema immunitario di sorveglianza e di identificazione con il quale li rigetta l’organismo biologico. Non appena, quindi, viene meno la reazione di rigetto e il sistema comincia a farsi invadere da elementi appartenenti a sistemi diversi, inizia il suo itinerario verso l’estinzione e manda il tipico segnale che l’antropologo percepisce come “etnologico”: segnale di pseudovita, di “vita morta”.
Stessa analisi, forte e coraggiosa, del rapporto tra Islam ed Occidente, che nel 2001 faceva la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci dopo gli attacchi terroristici dell’11 Settembre.
“Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia». Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell’Apocalisse dell’evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna. Incominciai con La Rabbia e l’Orgoglio . Continuai con La Forza della Ragione . Proseguii con Oriana Fallaci intervista sé stessa e con L’Apocalisse . I libri, le idee, per cui in Francia mi processarono nel 2002 con l’accusa di razzismo-religioso e xenofobia. Per cui in Svizzera chiesero al nostro ministro della Giustizia la mia estradizione in manette. Per cui in Italia verrò processata con l’accusa di vilipendio all’Islam cioè reato di opinione. Libri, idee, per cui la Sinistra al Caviale e la Destra al Fois Gras ed anche il Centro al Prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me. Cioè insieme al popolo savio e indifeso che nei loro salotti viene definito dai radical-chic «plebaglia-di-destra». E sui giornali che nel migliore dei casi mi opponevano farisaicamente la congiura del silenzio ora appaiono titoli composti coi miei concetti e le mie parole. Guerra-all’Occidente, Culto-della-Morte, Suicidio-dell’Europa, Sveglia-Italia-Sveglia”.
“Continua la fandonia dell’Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in Paesi lontani. Be’, il nemico non è affatto un’esigua minoranza. E ce l’abbiamo in casa. Ed è un nemico che a colpo d’occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all’occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l’automobile. Con la famiglia. E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans, pazienza se ogni tanto suo figlio stupra la quindicenne bolognese che col fidanzato passeggia nel parco. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Un nemico che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo”.
“Un nemico che appena installato nelle nostre città o nelle nostre campagne si abbandona alle prepotenze ed esige l’alloggio gratuito o semi-gratuito nonché il voto e la cittadinanza. Tutte cose che ottiene senza difficoltà. Un nemico che ci impone le proprie regole e i propri costumi. Che bandisce il maiale dalle mense delle scuole, delle fabbriche, delle prigioni. Che aggredisce la maestra o la preside perché una scolara bene educata ha gentilmente offerto al compagno di classe musulmano la frittella di riso al marsala cioè «col liquore». E-attenta-a-non-ripeter-l’oltraggio. Un nemico che negli asili vuole abolire anzi abolisce il Presepe e Babbo Natale. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce «un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini musulmani».”.
“L’Europa non c’è più. C’è l’Eurabia. Che cosa intende per Europa? Una cosiddetta Unione Europea che nella sua ridicola e truffaldina Costituzione accantona quindi nega le nostre radici cristiane, la nostra essenza? L’Unione Europea è solo il club finanziario che dico io. Un club voluto dagli eterni padroni di questo continente cioè dalla Francia e dalla Germania. È una bugia per tenere in piedi il fottutissimo euro e sostenere l’antiamericanismo, l’odio per l’Occidente. È una scusa per pagare stipendi sfacciati ed esenti da tasse agli europarlamentari che come i funzionari della Commissione Europea se la spassano a Bruxelles”.
“Care cicale inglesi, francesi, tedesche, spagnole, olandesi, ungheresi, scandinave, eccetera eccetera amen: non gongolate troppo per i miei vituperi contro l’Italia che non è la mia Italia.
I vostri paesi non sono mica migliori del mio. Nove casi su dieci ne sono, ahimè, sgomentevoli copie.
Quasi tutto ciò che ho detto sugli italiani vale anche per voi che siete fatte, siete fatti, della medesima pasta.
In quel senso apparteniamo davvero a una grande famiglia…
Uguali le colpe, le codardie, le ipocrisie. Uguali le cecità, le meschinità, le miserie. Uguali i leader di destra e di sinistra, uguale l’arroganza dei loro seguaci. Uguale la presunzione e il voltagabbanismo e il terrorismo intellettuale. Uguale la demagogia.
Per rendercene conto basta dare un’occhiata a quel fallito Club Finanziario che chiamano Unione Europea e che non si capisce a cosa serva fuorché ad imporci la stupidaggine detta Moneta Unica e a rubarci il parmigiano e il gorgonzola. A impedirci di bere il nostro latte e mangiare la nostra cioccolata. Ad abolire settanta razze canine, (tutti-i-cani-sono-uguali), a uniformare i sedili degli aerei, nonché a pagare stipendi favolosi ed esenti da tasse ai suoi parlamentari.
Quella deludente Unione Europea che parla inglese e francese, mai che parli l’italiano o il fiammingo o che so io, e dove comanda la solita cioè centenaria troika Francia-Inghilterra-Germania.
Quell’ambigua Unione Europea che masochisticamente ospita dieci milioni di mussulmani, che ama fornicare coi paesi arabi, intascare i loro petrodollari.
Quella stupida Europa che parla di «identità-culturale» col Medio Oriente. (Cosa significa identità-culturale col Medio Oriente, perdio?!?
Dov’è l’identità-culturale col Medio Oriente, accidenti?!?Alla Mecca? A Betlemme, a Damasco, a Beirut? Al Cairo, a Teheran, a Bagdad, a Kabul?!?). Quella infuriante menzogna alla quale insieme coi parmigiano e il gorgonzola l’Italia sta sacrificando la propria lingua, la propria identità nazionale, la stessa speranza di non essere più considerata un paese di seconda o di terza categoria.”
Ecco: due donne, italiane, che, in tempi diversi e in contesti diversi, dicono le stesse cose, hanno la stessa voce per descrivere profeticamente il mondo e la situazione geopolitica che stiamo vivendo. Una, scrittrice affermata, parla apertamente di “complotto” e usa il termine Eurabia per descriverlo. L’altra, antropologa riconosciuta, si chiede chi sia stata la mente a concepirlo. Ambedue hanno avuto lo stesso destino tragico, lo stesso destino che capita ai profeti e ai grandi della storia, e che spesso viene descritto in un’unica frase: “Nemo profeta in Patria”.
Bandite dai discorsi, misconosciute dagli accademici, quasi rinnegate dai loro stessi colleghi.
La Fallaci addirittura bandita dalla sua stessa città.
Da scrittrice di culto della sinistra, venne catalogata tra i cattivi. Ad un tratto tutto il suo passato cancellato: gli anni del fascismo, delle bombe, dell’Oltrarno, della Resistenza, del padre in carcere, della Liberazione e del diploma di staffetta partigiana.
“Anche il fatto che vivesse in America, anche questo diventò una colpa…», scrive Riccardo Nencini, senatore socialista, viceministro del governo Renzi, nel suo saggio “Il fuoco dentro” (Mauro Pagliai Editore), scritto a due mani per raccontare i sentimenti di uno scontro epico e le ferite che sanguinano ancora.
“L’articolo del “Corriere” ha scatenato una muta di cani. Io sono la preda”, scriveva lei stessa, consapevole di ciò che le stavano preparando.
Forse l’unica cosa che differenziava Oriana Fallaci e la Magli, era che quest’ultima disprezzava la civiltà americana, la cui ascesa avrebbe inaugurato un’«Era della Bruttezza», mentre dedicava un pensiero delicato alla Russia, «riflesso dell’Occidente», con la sua storia di arretratezza, di immobilismo e di misticismo. “…E chissà che non sia quel grandissimo paese a salvare l’antica civiltà europea”.
Facile, per i loro detrattori, scrivere di complottiste, di ideali razzisti, di islamofobia. Tutti a cercare di analizzare gli accadimenti, ragionare sulle motivazioni dei terroristi, sul ruolo dell’Islam nel movimento di anti-globalizzazione, lanciando un appello ai lettori.
Ma in tanti si dimenticano che Oriana Fallaci e Ida Magli hanno un illustre, inaspettato e insospettabile “spalla” alle loro idee: Robert Hugh Benson. Sacerdote anglicano, si convertì al cattolicesimo e ne divenne sacerdote nel 1904. Lui è l’autore di un romanzo che oserei dire “messianico” che non ha precedenti nella letteratura mondiale: Il Padrone del Mondo.
Scritto nel 1907, questo romanzo profetico racconta l’ascesa del grande filantropo Giuliano Felsemburgh, democratico e rassicurante, fautore della pace mondiale, che realizza un mondo ideale con l’avvento di un nuovo umanitarismo che stempera le differenze fra le religioni e predica la tolleranza universale.
Profetico perché parla, tra le tante cose, di comunicazioni istantanee in tutto il mondo, trasporti aerei e sotterranei, luce solare artificiale, del parlamento europeo, di attentati con kamikaze, del crollo della Russia, della crisi delle vocazioni, dell’apostasia di preti e vescovi, della persecuzione e dela solitudine di uno dei due Papi: tutti elementi che oggi fanno parte della nostra storia e della nostra quotidianità e che in questo romanzo (del 1907!!) sono stati descritti con impressionante realismo.
Messianico in quanto racconta il venir meno della fede cristiana non a causa di una persecuzione pubblica ma attraverso la subdola religione umanitaria del relativismo. La speranza è riposta nell’Unico che rimane fedele per sempre e nel Suo glorioso ritorno.
Giuliano Felsemburgh si dimostrerà essere il padrone del mondo, e cioè l’Anticristo. Non un tizio con le corna, i denti aguzzi e la faccia paonazza. Bensì un filantropo, qualcuno che busserà alla nostra parte e sarà uno che ci piacerà.
Non importa quanto salda sarà la nostra fede, non importa neppure se l’avremo una fede, sappiate solo che sarà difficile resistere al suo richiamo. Si metterà al servizio dell’uomo per eliminare il dolore dal mondo non per redimerlo. Verrà per unire lì dove Cristo era venuto per dividere. Non porterà la spada ma la pace. Non ci ostacolerà, non ci parlerà di verità o di limiti ma sarà disposto a sottomettere il mondo, la ragione e la natura tutta, ai nostri desideri, ai nostri istinti pur di farci felici.
Oggi, che viviamo l’epoca di due papi, dove “Giuda è pentito e quindi salvo” (addirittura Santo, per qualcuno), e, di conseguenza, Gesù stesso diventa eretico (Giovanni 17,12 “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura”), dove la realtà è ribaltata in ogni dove, il tempo delle doppie verità, dove la giustizia dell’uomo è latente e i valori praticamente inesistenti, riusciamo a vedere “il segno dei tempi”?
E se quelle di Oriana e Ida fossero “voci di chi urla nel deserto”?
Se Benson, nel suo romanzo, oltre ad aver profetizzato di scoperte scientifiche e rivoluzioni industriali, avesse inquadrato il vero problema del tempo che stiamo vivendo, e cioè la caduta della nostra società così come l’abbiamo conosciuta?
Se avessero ragione loro, quale sarebbe il nostro compito?
Subire passivamente l’evolversi degli avvenimenti, oppure contrastarli ad ogni costo cercando di affermare la Verità senza se e senza ma?
Diceva un altro profeta dei nostri giorni, G.K. Chesterton: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Siamo pronti?
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