Mi ha incuriosito la vicenda di Michelle Comi, finita in tendenza su tutti i social per aver organizzato una raccolta fondi per potersi rifare le tette.
In due giorni pare abbia raccolto più di 15.000 euro da diversi donatori.
Questo mi ha fatto riflettere, e non poco, sul fatto che questa nostra società, avvolta sempre più da una fitta nebbia di gas tossici quali stupidità, ignoranza e ipocrisia, riesca ad autoalimentarsi attraverso i vari “influencer” che hanno trovato, in questo nebbione, la loro miniera d’oro.
È ormai una catena difficile da spezzare: più aumenta la stupidità, più aumentano i followers, più si arricchiscono gli influencer, e più crescono gli influencer, più aumenta la stupidità.
In questa nostra società in cui mancano eroi, mancano maestri di morale, mancano esempi positivi, viene rivalutata una figura quale Wanna Marchi che era ben consapevole di campare sulla stupidità altrui e aveva capito tutto su come muoversi in questo mondo qualche decennio prima della nascita dei social stessi.
Altra storia parallela è quella dei media, che ogni volta che c’è qualcosa di controverso o assurdo, saltano sulla notizia per attirare like e condivisioni.
Anche qui vediamo una catena difficile da interrompere, perché le notizie, come quella di Michelle Comi, sono facilmente costruibili a tavolino.
Se guardate bene, sono notizie senza alcun valore o interesse pubblico. La domanda da porsi è: perché vengono date certe notizie?
La risposta ovvia è perché portano soldi.
Soldi all’attore principale della notizia e soldi ai professionisti dell’informazione.
Viene sfruttata qualsiasi notizia, vera o falsa che sia, reale o artificiosa, per creare scalpore e scandalo. Sanno bene che più la gente si indigna, più il contenuto si diffonde. E più si diffonde, più loro guadagnano in termini di visibilità e introiti pubblicitari.
Pensate a quanti articoli e a quante trasmissioni televisive sono state fatte in questi pochi giorni, e a quante potranno crearsi in futuro, con dibattiti infuocati tra i soliti volti noti, che discuteranno di valori e di morale e tratterranno lo spettatore incollato allo schermo.
Tutta questa ipocrisia andrà anch’essa ad aumentare la nube tossica di cui sopra.
Giunti a questo punto del discorso, sarebbe bene porsi un’altra domanda: chi ci sta guadagnando da tutto questo “nebbione”?
Una delle risposte sarà: non certo noi; noi famiglie che sudiamo per portare almeno un piatto al giorno in tavola e che non ci fila nessuno; noi spettatori passivi di un orrendo spettacolo di cui siamo, non consapevoli, attori paganti.
Provate a pensarci quando frequentate i social o accendete il vostro TV.