Negli ultimi anni una incessante propaganda woke ha espanso i suoi tentacoli arcobaleno e fintamente inclusivi dal mondo anglo sassone fin verso le coste d’Europa, infiltrandosi con arroganza glitterata tramite giornalismo e televisione. Ma se questa propaganda ha dato il via una caccia alla strega contro chiunque osi avere un pensiero discordante, come il capo del ministero degli interni britannico Yvette Cooper che ha imposto a sanitari e dipendenti statali l’obbligo di denunciare chi è contro il femminismo, all’interno di un programma di antiterrorismo per giunta, nemmeno il contesto videoludico è riuscito a sfuggire alle sue grinfie; o almeno ci provano.
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In Canada, per l’esattezza a Montreal, esiste dal 2018 un’azienda che si occupa di dare consulenza alle case videoludiche in tema di miglioramenti per le trame e di recensioni in una delle piattaforme più importanti del settore come Steam. Fino a qui nulla di apparentemente strano, non ci sarebbe nulla di male se un team di sviluppatori chiedano un aiuto esterno per cercare di rendere il proprio prodotto compatibile con i gusti di mercato. Peccato che l’azienda in questione si chiami Sweet Baby Inc, e dal titolo di questo articolo sapete già dove sto per andare a parare.
In parole povere, l’azienda concentra la sua attenzione sulle tematiche inclusive e di genere, facendosi assumere da importanti aziende come Ubisoft ( Assassin’s creed), Valve (Half-Life e la stessa Steam), Elettronic Arts (Fifa e The Sims) e molte altre per adattare le proprie trame ad un’ideologia più woke.
Basta guardare l’appena citata Ubisoft, rea di aver rovinato la sua migliore saga come Assassin’s Creed, annunciando che nel prossimo capitolo, Shadows, i protagonisti saranno un samurai nero (personaggio effettivamente esistito ma mostrato come se nel Giappone feudale fosse una cosa normale) ed una ninja lesbica (sicuramente sviando l’omosessualità esistente nella cultura nipponica con le attuali ideologie). Ma non sono qui per tediarvi con questo semplice esempio, perché il grosso sta per venire fuori.
Recentemente un nuovo videogame è entrato nel mercato, affascinando i giocatori non solo per la sua grafica ma soprattutto per il contesto mitologico e avventuroso che propone; Black Myth Wukong. Tratto dal racconto cinquecentesco “Viaggio in Occidente”, la cui storia ha persino ispirato opere ben famose come Dragon Ball e Inuyasha, il gioco ci permetterà di vestire i panni del predestinato, che dovrà affrontare grandi scontri e incontri all’interno di questa cornice della tradizione cinese. Da quando è uscito si è dimostrato immediatamente un prodotto apprezzato, raggiungendo sul già citato Steam più di 500 mila recensioni perlopiù positive, portandolo ad oltre il 90% di rating, e ottenendo già solo il primo giorno dalla pubblicazione oltre due milioni di giocatori online. Un traguardo estremamente vittorioso se si parla di una casa videoludica indipendente come la cinese Game Science Interactive Technology. Eppure…
Eppure non sono mancate le bordate di quel mondo che abbiamo già citato, ma che a quanto pare non ha sortito effetto. Secondo Screen Rant, testata giornalistica anch’essa ben impastata nel contesto inclusivo, ha pubblicato una recensione che dava al videogioco un misero tre poiché “mancante di inclusività e diversità”, puntualizzando l”assenza di personaggi femminili (che in realtà ci sono) e accusando la casa videoludica di misoginia e sessismo. Per di più pare che abbiano scoperto tramite dei vecchi tweet dell’azienda videoludica alcune regole per la pubblicazione del suddetto gioco, come il non voler inserire nessuna ideologia politica, umorismo offensivo e propaganda femminista/transgender. Questo è bastato ai fantomatici giornalisti di chiedere spiegazioni, ricevendo dall’azienda l’unica risposta efficace per lasciare i seguaci dell’ideologia woke con un pugno di mosche.
Nulla. Zero. Nessuna risposta. Sì sono limitati a continuare a controllare e migliorare il videogioco pubblicato con varie patch, sistemando quei pochi bug presenti e migliorando l’esperienza di gioco dei tanti fan che, come abbiamo già dimostrato, non sono pochi. Ma fosse solo questa la notizia che vi sto scrivendo.
Se Black Myth Wukong ha ricevuto un attacco dall’ideologia woke, seppur senza successo, si può ringraziare proprio la Sweet Baby inc. A quanto sembra l’azienda tentò di imporre il suo intervento sulla trama di gioco e renderlo adatto alla loro lindea di pensiero, pretendendo di essere pagata per un totale di ben sette milioni di dollari. Ovviamente il rifiuto assoluto ha portato al tentativo fallito di sminuire il loro lavoro, dimostrando che con coscienziosità e voglia di difendere la voglia di raccontare storie apolitiche, queste persone possono essere fermate.
La Sweet Baby, tra l’altro, si è già dimostrata una ridicola inquisizione già quando una delle fondatrici, Kim Belair, dichiarò in una convention il fatto di dover terrorizzare e minacciare gli sviluppatori delle case videoludiche, soprattutto le tripla A, di ritorsioni woke se mai cerchino di contrastare i loro interventi. Ma per approfondire al meglio questa tematica vi lascio qui un video del canale YouTube Aelister, che vi racconta sia questa che altre tematiche appena accennate sul mio articolo.
Ultima ciliegina sulla torta, inviterei queste compagnie woke a pensare più ai loro insuccessi, dovuti per l’appunto a queste imposizioni artistiche e di trama, piuttosto che al voler tentare di rovinare chi non la pensa come loro. Prendiamo per esempio Concord, sviluppato da Firewalk Studios e pubblicato poche settimane fa. Dopo essere stato criticato già prima della sua uscita per essere stato dichiarato inclusivo, con tanto di pronomi e tutto il resto, rimangiandosi poi tutto vedendo l’aria che tirava, alla sua uscita venne quasi del tutto mal calcolato, arrivando a meno di 200 giocatori attivi (sempre su Steam) appena il giorno dopo la sua uscita. E difatti il sei settembre, dopo l’annuncio della stessa Sony, i server del videogioco sono già stati chiusi e gli acquirenti rimborsati.
O se vogliamo fare un esempio ancora peggiore, possiamo parlare di Dustborn. Ambientato in un contesto politico distopico del 2016, in cui esistono gli “Stati Divisi d’America”, i protagonisti di questo gioco si danno il compito di combattere razzisti e fascisti a suon di canzoni (si, avete capito bene). Anche in questo caso vi lascio un video per ampliare l’argomento, ma sappiate che il gioco nella sua prima settimana di vita ha raggiunto a malapena i 40 giocatori mondiali, dimostrandosi un altro fallimento propagandistico. La cosa che fa ancora più scandalo? Il gioco è stato finanziato dal Norwegian Film Institute con la bellezza di 14 milioni di corone norvegesi ( 1,4 milioni di dollari) e persino dal programma di sovvenzione creativa dell’unione Europea con 150 mila euro. Si, un gioco fallimentare pagato anche da noi.
In ogni caso, nonostante le figuracce, non pensiate di dover abbassare la guardia; non saranno questi fallimenti a fermare il testardo tentativo di stravolgere le masse con queste ideologie. Siamo solo all’inizio.
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