Un Natale sempre meno Natale
Un Natale sempre meno Natale

Un Natale sempre meno Natale

Anche quest’anno è arrivato il Natale, con le sue luci, i suoi colori, i suoi profumi, ogni anno più finti e artificiali del Natale passato.


Sarebbe anche il periodo giusto in cui fare un resoconto dell’anno che sta per chiudersi, ma dato che gli ultimi anni sono stati uno peggiore dell’altro, oltre a non pensare affatto a fare certi conti inutili, resto terrorizzato al solo pensiero di cosa possa andare così storto l’anno prossimo da superare in classifica l’attuale che sta terminando.
Cos’altro dovrà succedere?
L’invasione Aliena, un’altra pandemia o, finalmente, il famoso meteorite?


Quand’ero un ragazzino, credevo che sarebbe bastato fuggire in qualche luogo lontano per nascondersi dal male che vedevo crescere e di cui non capivo la provenienza e neppure la destinazione.
Ma oggi mi accorgo che non c’è parte di questo mondo che sia libero dalla follia, che sembra aver preso possesso della maggior parte dei suoi abitanti.
Ovunque ti giri, trovi morte e distruzione, povertà e ingiustizie.
Ci deve essere qualcosa nell’aria che fa ammalare le persone. È un virus misterioso che prende i cervelli e li rieduca alla volontà di un manipolo di pazzi criminali che si sono messi in testa di assoggettare la specie umana ai loro voleri.
Organizzano guerre, pandemie, crisi economiche e quant’altro, ma nessuno li vede, pur conoscendone nomi e cognomi.
Pare che siano tutti inebetiti dalle loro TV, dove trovano le risposte degli esperti alle loro domande, e anche le indicazioni precise su chi sia il buono o chi il cattivo di turno.
Perché i cattivi di ieri sono i buoni di oggi, ma potrebbero ritornare cattivi anche domani.
Come in una interminabile serie televisiva.
Anche Babbo Natale ha i suoi problemi.

C’è stato un tempo in cui anch’io ho creduto che i buoni fossero degli uomini a cavallo, visti al cinema e in tv, che combattevano contro gli incivili pellerossa. Mi è bastato leggere qualche libro diverso da quelli di scuola per capire che quelle immagini di film trasmettevano una realtà distorta.
Oggi, quelle stesse verità distorte raccontano che qualcuno può cacciare milioni di persone dalle loro case bombardandole, e quindi ucciderne la metà, per autodifesa, e che lo sterminio di 15.000 bambini sia anch’essa autodifesa, questa volta preventiva, non sia mai che questi, crescendo, diventino come i loro genitori o peggio.
Oggi, purtroppo, nessuno legge più. Proprio oggi che avremmo i mezzi, computer e cellulari, per conoscere al meglio la storia, la geografia e tantissime altre materie e nozioni. Nessuno legge più.
Ci si affida ai professionisti dell’informazione, agli esperti.
“Di che parli, sei mica uno scienziato, sei mica uno storico, sei mica laureato!”, come se per certi argomenti non bastasse la semplice logica. Poi capita che quando parla un premio nobel gli danno del rincoglionito, se parla un medico lo radiano dall’albo e uno storico lo censurano. Quindi, se nessuno legge più, la motivazione può essere che nessuno si azzardi a scrivere più, così come a parlare.
È tutto come su alcuni social: ti chiedono “cosa stai pensando?”, tu lo scrivi, ma se quello che pensi non piace a loro, vieni segnalato, bannato e chiuso il profilo.
Allora tutti a mettere stupidi meme o foto di gattini.
D’altronde, guardate cosa è successo con i grandi della letteratura:
Manzoni, Dante e molti altri, su cui ho passato gran parte della mia adolescenza a studiare, sono pressoché spariti dalle aule scolastiche, chi per un motivo o per l’altro,.
Eppure loro ne avevano cose da dire.
Per altri grandi autori, come ad esempio Fëdor Dostoevskij e Leone Tolstoj, solo perché russi, ma mica filoputiniani, solo russi, si sono inscenate proteste e roghi nel mondo cosiddetto libero e democratico.
Così mi sono chiesto: “siamo tornati a bruciare i libri, non sarà per questo motivo che hanno ripreso a suonare i tamburi di guerra?”.


Ma non era pace neppure prima. Forse oggi la guerra è solo più vicina.
Io credo che se guardiamo bene la storia, la guerra cominciata agli inizi del secolo scorso non è mai terminata. L’abbiamo solo suddivisa per comodità, e oggi magari la chiameremo terza o quarta, chi lo sa.
Sta di fatto che in cento anni e più, non siamo ancora riusciti a inquadrare nei nostri mirini il vero nemico, e spariamo a casaccio.
Restiamo divisi dalle bandiere, dalle ideologie, anche se non avremmo più limite all’unione e all’amore. Neppure la lingua può essere oggi motivo di divisione perché non esiste un buon traduttore che non possa compensare; ma neppure le distanze sono più motivo di divisione, perché non esiste un buon aereo che non possa raggiungere qualsiasi luogo.
E se l’intento fosse proprio quello di dividere ora che nulla può più frapporsi all’unione?
Basterebbero solo lavoro, cibo e un tetto per tutti.
E, guarda caso, sono proprio queste le cose di cui vogliono privarci.
Anni passati a nutrirci di tv, di false luci e false verità, ci hanno resi inermi e inattendibili come questa aurea natalizia artificiale, fatta di finta bontà, di panettoni scaduti, di spumanti adulterati e giochi noiosi.


Ma adesso basta con le chiacchiere.
Lasciatemi quest’ultimo soffio di vita che mi rimane a contemplare la luce che ancora proviene da quella grotta.
Un pianto mi ha distratto dai pensieri.
Pare che il Bimbo si sia svegliato e abbia fame.
Cerca con le sue manine il calore del seno della Madre.
Un’immagine vera, di qual’è il reale senso della vita.
Pace, silenzio e pane.
Non chiedo altro.
Per me e per tutti voi.
Buon Natale dal vostro complottista.

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