Una nuova guerra. Inaspettata?
Una nuova guerra. Inaspettata?

Una nuova guerra. Inaspettata?

I combattimenti tra palestinesi e israeliani che sono scoppiati questa mattina, sono la tragica conseguenza di occupazione, pulizia etnica e apartheid che i palestinesi subiscono oramai da ottant’anni.

Tanto per confermare, come ho già scritto, che tutte le guerre hanno avuto, e hanno ancora, sempre gli stessi finanziatori, i quali sono iscritti di diritto in entrambi gli schieramenti, quali essi siano, bisogna ricordare chi, già agli inizi del secolo scorso, decise di finanziare la creazione dello stato di Israele: la famiglia Rothschild.

E’ a loro che l’allora ministro degli Esteri britannico, Balfour, si rivolgeva con la sua celebre dichiarazione nel 1917 rassicurandoli che avrebbe fatto di tutto per trasformare la Palestina nel futuro stato d’Israele. La stessa corte Suprema israeliana è stata finanziata dai Rothschild e c’è anche un dipinto dentro il tribunale che immortala il momento nel quale i Rothschild presero parte al disegno del progetto della Corte. Dietro la costruzione di Israele non c’è la volontà del popolo ebraico. C’è la volontà dei Rothschild.



ARTICOLO ANCHE IN FORMATO AUDIO

Gli israeliani ancora oggi chiamano genericamente “arabi” gli abitanti della Striscia di Gaza, negando loro l’esistenza della propria identità come nazione.

Nel cinquantesimo anniversario dell’inizio della guerra dello Yom Kippur è un evento che si poteva prevedere, ma, come in altri casi, tutti gli attori in campo sembrano essere stati presi alla sprovvista.

Quel che sembra incredibile è che né la CIA né il Mossad abbiano saputo preventivamente nulla di quanto si stava preparando, tanto da farmi pensare a un gigantesco “false flag”. Se poi aggiungiamo che Hamas sia stata a lungo finanziata da Israele per circoscrivere l’influenza di Arafat e del suo partito secolare OLP, la quadratura del cerchio sembra riuscita.

Mi chiedo, quindi, parafrasando la famosa battuta di Polonio nell’Amleto di Shakespeare: “C’è della logica in questa follia?”

Proviamo ad analizzare i fatti.

Mai prima d’ora i miliziani palestinesi erano penetrati così in profondità in territorio israeliano, occupando città e paesi dei coloni israeliani, segno che si tratta di un attacco pianificato da tempo. 

Sicuramente non hanno alcuna possibilità di infliggere ad Israele una sconfitta militare significativa, a meno che l’IRAN, notoriamente dietro ogni movimento di Hamas, non abbia pianificato una guerra su più fronti con un suo coinvolgimento diretto nel conflitto.

Un’escalation che potrebbe portare a una reazione a catena in tutto il Medio Oriente, col coinvolgimento di Turchia, Siria, Libano, Arabia Saudita, altri Stati del Golfo compreso l’Egitto.

Se fosse così, siamo alla vigilia di una guerra che non si esaurirà in breve tempo, con il rischio che i due contendenti principali, IRAN e Israele, possano far uso delle loro armi nucleari semmai dovessero vedere minacciata la loro stessa esistenza come nazione.

Tutto ciò è dovuto all’indebolimento militare e morale di tutto l’occidente, affaccendato, oltre alla questione ucraina, in beghe interne che nessun interesse trovano nei paesi arabi e musulmani.

Il globalismo sta pian piano lasciando il posto a un mondo multipolare, e questo conflitto sarà forse il primo banco di prova per i BRICS, in cui il mondo islamico si è trovato unito quasi provocatoriamente.

Gli USA, e il cosiddetto Occidente, non hanno più nulla da offrire per aprire un ipotetico negoziato, dato che decenni di negoziati hanno portato ad un punto morto esploso questa mattina.

Non hanno alcuna regola da imporre e far seguire, visto che il loro atteggiamento, anche in recenti frangenti, è stato quello di riconoscere l’unità territoriale di uno stato, ma anche il diritto alla secessione dei popoli, a seconda del vantaggio o meno che ne avrebbe tratto. Inoltre, al momento, gli USA sono costretti a stampare trilioni di dollari per sostenere il proprio debito e un’altra guerra porterebbe ad un aumento significativo dell’inflazione accelerandone il declino economico.

Ed è difficile che la Russia possa scegliere, visti gli attori in campo, di schierarsi con gli uni o con gli altri.

Se i legami con i palestinesi sono antichi e molto forti, ha sempre cercato un rapporto amichevole con Israele, perseguendo una politica neutrale e ottenendone, in cambio, rapporti molto stretti che si discostano molto dalla russofobia occidentale.

Allo stato attuale delle cose, l’unico Paese che potrebbe trarre vantaggio, nell’immediato, da un eventuale escalation parrebbe essere l’IRAN. I successi della Russia in Ucraina hanno sicuramente incoraggiato la Repubblica Islamica a cercare di cancellare decenni di politica estera statunitense in Medio Oriente. Allo stesso tempo, l’IRAN potrebbe causare, alle finanze americane,  una crisi maggiore di quella che è già ora, chiudendo o minando lo stretto di Hormuz, punto di grandissima importanza strategica poiché attraverso di esso transita circa un quarto della produzione mondiale di petrolio. L’amministrazione Biden, che ha già utilizzato la maggior parte delle sue riserve petrolifere per stabilizzare il prezzo del petrolio all’interno del Paese, potrebbe ritrovarsi al collasso energetico.

L’Ucraina si sta lentamente trasformando in una grave sconfitta, militare e strategica, per gli Stati Uniti e la NATO di cui altri, Russia e Cina in primis, potrebbero trarne vantaggio.

Gli aspetti politici, militari ed economici dello scontro in corso, li conosceremo, forse, nei prossimi giorni. Sicuramente una crisi del genere ricompatta la società sionista che, fino a qualche settimana fa, sembrava sull’orlo della guerra civile. 

Ma non bisogna assolutamente dimenticare anche l’aspetto spirituale ed escatologico dello scontro.

Le recenti e numerose passeggiate provocatorie sulla spianata del Tempio, possono essere state prese sottogamba, se non addirittura ignorate, dai media e politici occidentali che hanno perso, ormai da tempo, quella curiosità istintiva che dev’essere alla base del lavoro di qualsiasi giornalista.

Trovano anche qui conferma le parole del filosofo russo Aleksandr Dugin: 

“l’Occidente è una civiltà atea, la materia, la tecnologia e il denaro decidono tutto, per loro non esiste il “fattore Dio”, per loro è ridicolo e se usano questo concetto, lo usano solo metaforicamente, comprendendo sotto “dio” se stessi” . 

Tutte queste cose, invece, hanno avuto l’effetto di radicalizzare maggiormente tutto il mondo islamico, ricompattando anche sciiti e sunniti che, recentemente, hanno anche ripreso le relazioni diplomatiche.

Ci riportano alla realtà dei fatti le prime dichiarazioni del presidente turco Erdogan, che ultimamente, sempre più frequentemente, si erge a paladino delle istanze musulmane.

In merito agli scontri in atto, ha subito tuonato “Ci opporremo a qualsiasi tentativo di occupare la moschea di Al-Aqsa o di violare la sacralità della nostra prima Qiblah.”

Pochi sanno che esiste un piano, ben studiato e già molto avanzato, per la ricostruzione del terzo Tempio di Gerusalemme, portato avanti da alcuni partiti estremisti del Sionismo israeliano.

Le decisioni di alcuni paesi occidentali, fra cui gli Stati Uniti, di spostare le loro ambasciate da Tel Aviv a Gerusalemme, sembrano andare nella direzione di riconoscere la Città Santa come capitale del solo Stato d’Israele e degli Israeliani, escludendo quindi i Palestinesi e i Cristiani.

Quindi le aspirazioni del Nuovo Sinedrio ricreato in Israele, sono quelle di portare alla ricostruzione del Tempio ebraico su quella che ora è la cosiddetta Spianata delle Moschee, nel cuore di Gerusalemme. 

Il Mikdash Education Center è uno dei tanti gruppi rabbinici che caldeggiano il progetto di riedificazione del Tempio, che fu distrutto nel 70 d. C. dai Romani.

Ad esso sono uniti diverse lobby cristiano/sioniste, prevalentemente formate da protestanti evangelici statunitensi, che auspicano la costruzione del Terzo Tempio per accelerare la seconda venuta di Gesù.

La costruzione del Terzo Tempio è legata, anche, a diverse profezie di santi cattolici, quali S. Ireneo da Lione, S. Ippolito Romano, S. Cirillo da Gerusalemme e S. Giovanni Damasceno, i quali preconizzano che “sarà ricostruito il Tempio di Gerusalemme, in parte o interamente, ma poi l’Anticristo perseguiterà anche il Giudaismo rabbinico, il Tempio verrà distrutto  nuovamente, ed allora “Omnis Israel salvabitur / Israele in massa si convertirà a Cristo”

Quale effetto potrebbe avere un attentato o un attacco deliberato alla Moschea di Al-Aqsa?

Ovviamente ora si possono solo ipotizzare futuri scenari di una guerra che potrebbe combattersi su più fronti, non solo strategici e militari.

Al momento possiamo solo documentare ulteriori piogge di razzi sulle città israeliane, una risposta piuttosto blanda da parte israeliana, veramente sorpresa dall’impeto palestinese che, per la prima volta, è entrato in profondità nello stato di Israele.

Purtroppo, le violenze di entrambe le parti, hanno già causato la morte di più di 1000 persone in poche ore, divisi tra le forze in campo.

Non ci può essere pace se non si riconosce la dignità dell’altro e il suo diritto ad esistere.

Al momento le diplomazie mondiali latitano, ognuna con i propri interessi, cercando di non far deragliare troppo questa nuova crisi che rischia, veramente, di incendiare tutto il Medio Oriente e il mondo intero.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *